|
Sigla sito |
|
94MOSC |
|
|
|
|
|
Denominazione |
|
Villa rurale romana in loc. S.Cristina
|
|
|
|
|
|
Anno ritrovamento |
|
1989 |
|
|
|
|
|
Anno intervento |
|
1994 |
|
|
|
|
|
Luogo |
|
campo proprietà Albini |
|
|
|
|
|
Località |
|
loc. S.Cristina |
|
|
|
|
|
Comune |
|
Montichiari (BS) |
|
|
|
|
|
Macro età |
|
Età Romana |
|
|
|
|
|
Età archeologica |
|
Età republicana ed imperiale |
|
|
|
|
|
Periodo |
|
I sec.a.C. - I sec.d.C. |
|
|
|
|
|
Tipologia sito |
|
edificio |
|
|
|
|
|
Tipo struttura archeologica |
|
insediamento con edificio |
|
|
|
|
|
Tipo reperto |
|
-- |
|
|
|
|
|
Materiale reperto |
|
-- |
Su un terreno di proprietà del dr. Albini e coltivato dalla famiglia Ferrari viene eseguita un’operazione di livellamento che porta allo scoperto alcune strutture murarie appartenenti ad un edificio di età romana; questo sito era già sotto tutela dal 1989 quando fu individuato dal Gam durante ricerche di superficie. Dopo alcuni sondaggi eseguiti con lo scavatore, riusciamo ad avere una visione completa dei limiti della zona archeologica e prendiamo accordi con la proprietà per attuare una indagine archeologica approfondita e per il periodo di tempo necessario al suo completamento. Vengono portati alla luce, sabato dopo sabato, i resti di due vani della villa, uno absidato e con i resti delle preparazioni pavimentali, mentre il secondo è un ambiente seminterrato di 12,5 x 6,8 m.t. con i gradini di accesso e resti delle pareti fino ad 1.2 m.t. di altezza. E’ stato possibile appurare, dalle stratigrafie e dai reperti databili contenuti nel riempimento originario, che questa parte dell’edificio è stata demolita alla fine del I°sec.d.c.; il materiale edile fu reimpiegato in altro luogo giacché scesero fino in profondità per asportare le murature, fino ai livelli ora visibili, ed il pavimento in embrici. Dall’analisi dei reperti organici ed inorganici recuperati in grande quantità si possono trarre interessanti notizie sulla natura della costruzione e sulla vita che vi si conduceva. Possedeva un impianto di riscaldamento centralizzato, alcuni vani erano deliziosamente pitturati a tempera (con rossi pompeiani, gialli ocra, verdi, grigi, bianchi sporchi stesi su supporti di pregevole intonachino) e motivi geometrici a righe ricorrenti od a riquadro, ma anche riproduzioni variegate come testimoniano alcuni pezzi; certi pavimenti erano mosaicati con tessere bianche, grige, nere ed altri erano costituiti da embrici accostati. Esistevano sicuramente ipocausti con colonnette in laterizi cilindrici (sospensure), abbiamo scoperto parti superiori d’anfora segate e poi incassate nelle murature per chissà quale scopo, drenaggi progettati con cura e costruiti con lastre in medolo martellinate. Il vano seminterrato era accessibile mediante una breve scala a cui si accedeva da una porta con chiusura a serratura; in quel punto, infatti, abbiamo recuperato tre splendide chiavi romane a denti e di ferro. Qui, per la prima volta nelle nostre zone, sono stati portati alla luce i resti di una stanza romana absidata; in epoca più tarda, con le strutture della costruzione ormai cadenti, si scavarono, secondo un uso diffuso, due sepolture utilizzando laterizi e lastre in medolo di recupero e legandoli con malta. (P.C.)
|