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Calcinato (Brescia) - 
Antiche sepolture vengono alla luce in un fosso nel corso di lavori del consorzio Mediochiese.
Il Gruppo Archeologico di Montichiari interviene con uno scavo archeologico d’emergenza.
 
Maggio 2015 - Calcinato (BS) - La necropoli di San Damaso Maggio 2015 - Calcinato (BS) - La necropoli di San Damaso (178 Kb)  
   
Maggio 2015

Calcinato (Brescia) - Antiche sepolture vengono alla luce in un fosso nel corso di lavori del consorzio Mediochiese. Il Gruppo Archeologico di Montichiari interviene con uno scavo archeologico d’emergenza.

La località è suggestiva, una piccola santella dedicata a San Damaso è collocata ai margini del terrazzo fluviale e domina la sottostante ansa del fiume Chiese con lo scorrere veloce della roggia Calcinata che ha origine alcune centinaia di metri più a nord, ci troviamo a metà strada fra Calcinato e Ponte San Marco, la ciclabile Montichiari-Bedizzole passa di lì serpeggiando fra ponticelli, alberature e flussi d’acqua. Siamo agli inizi di maggio 2015 quando sul pianoro coltivato a prato stabile, proprietari Papa e Dolcera ed a una cinquantina di metri dalla santella, il consorzio Medio Chiese sta effettuando dei lavori di ripulitura del canale d’irrigazione allo scopo di posare delle canalette. La pala dello scavatore incoccia in una struttura in grossi ciottoloni dalla quale emerge parte di uno scheletro. Il Geom. Maggi del Consorzio per il tramite di Daniele Zamboni, laureato i archeologia e collaboratore del Gruppo Archeologico Monteclarense ma da tempo prestato a tutt’altra professione, ci fa sapere del ritrovamento e concordiamo un sopralluogo. Dopo aver preso conoscenza della situazione, in accordo con il Consorzio e con l’avvallo della Soprintendenza Archeologia della Lombardia nella persona del dr. Breda, decidiamo di intervenire con uno scavo d’emergenza. L’indagine archeologica dura alcuni giorni grazie alla preziosa disponibilità dei componenti il nucleo operativo del Gam, alla fine si evidenziano otto sepolture orientate est-ovest con capo a ovest, alcune vengono portate alla luce solo parzialmente poiché escono dai limiti della sezione preparatoria del canale d’irrigazione. Solo due deposizioni erano in nuda terra, le altre erano in cassa costruite con ciottoloni, pezzi di lastra in botticino e radi frammenti d’embrice ben disposti a formare talvolta muretti regolari, alcune tombe di forma antropoidale erano chiuse da una copertura in ciottoloni sigillati con malta come era ben testimoniato in sezione nella T7. La presenza di un siffatto tipo di copertura potrebbe sottintendere una precopertura lignea d’appoggio che oggi è scomparsa ma che ha permesso al loculo di riempirsi gradualmente di terra. Tutte le sepolture erano inviolate tranne la tomba T4 che presentava più scheletri ammucchiati alla rinfusa al centro di una cassa molto più larga della media (80 cm). Il piano di campagna risulta essere il livello di calpestio della necropoli, non abbiamo individuato nessun livello stratigrafico d’uso e mancando i corredi agli inumati risulta a una prima analisi difficile formulare una datazione precisa, guardando alla tipologia costruttiva dei manufatti allineati con cadenza regolare potrebbe trattarsi di una necropoli tardo antica come di una necropoli tardo-altomedioevale, l’analisi col carbonio 14 o qualche altro indizio ulteriore potrebbe sicuramente restringere la forbice temporale. Sulla carta regionale attuale troviamo la denominazione Morti di sant’Amos che trae origine chiaramente da San Damasio (1), nomea riportata nella toponomastica della cartografia militare asburgica del XVIII-XIX sec.. Negli atti della visita Pastorale del 27 maggio 1566 in Calcinato si riporta: “Noi Domenico Bollani (2), vescovo di Brescia, decretiamo: visto che la chiesa di S. Damaso è stata trovata completamente crollata, si edifichi al suo posto una Santella e le pietre con le quali era costruita vengano utilizzate per la fabbrica della chiesa maggiore” (“Ecclesiam S. Damasi quae reperta est penitus diruta, fiat tamen capitellum, et lapides de quibus erat coustructa convertantur in usum fabricae ecclesiae maioris.”). La Santella o cappelletta fu edificata quindi a seguito della visita pastorale del 1566 al posto delle rovine di una chiesa preesistente dedicata a San Damaso, sulla parete del vano interno si conserva dipinto il decreto del Bollani. Al momento non abbiamo altri dati documentali su questo edificio religioso del quale sarebbe interessantissimo conoscere le caratteristiche costruttive e le origini prime, dati che potrebbero forse essere recuperati con una indagine archeologica. Nella santella inoltre si conservano in un grande scrigno, ma ben visibili, ossa umane deposte alla rinfusa che verosimilmente provengono dai ruderi sepolcrali dell’antica chiesa demolita e da qui la denominazione morti di sant’Amos. Chiesa e necropoli sono molto probabilmente legate alle vicissitudini di un insediamento umano in riva al Chiese la cui posizione è ancora da scoprire, ammesso che se ne conservi traccia. 

                                                                                                                        note: (1) Papa San Damaso I (Roma ?, 305; † Roma, 11 dicembre 384 ca.) è stato il 37° vescovo di Roma e papa latino in carica dall’1 ottobre 366 alla sua morte. Spagnolo di origine, ma probabilmente nato a Roma, Damaso divenne Papa nel 366, dopo la pace costantiniana. Si adoperò affinché la catacombe non cadessero in rovina e non fosse perduta la memoria dei martiri. Man mano che ne rintracciava le tombe, le ornava di poetiche epigrafi di sua composizione. Ma non fu solo archeologo e letterato. Agì con fermezza di fronte al rappresentante del potere civile, l’imperatore, e commissionò a san Girolamo la traduzione in latino della Bibbia. Morì nel 384. È protettore degli archeologi. (www.santiebeati.it).

(2) Domenico Bollani (vescovo 1514-1579) nel 1558 fu nominato podestà di Brescia. Dopo aver ottenuto il rettorato a Brescia ne divenne vescovo nel 1559. Ebbe modo di partecipare alle ultime fasi del Concilio di Trento, pronto poi ad attuare la riforma cattolica nella sua diocesi. Le direttive conciliari furono inizialmente attuate con le costituzioni diocesane del 1564. Nella premessa al testo stampato il vescovo ricorda i limiti del clero bresciano, come l'ignoranza, l'inadempienza all'obbligo della residenza, immoralità, concubinato e usura. Dal 2 settembre 1565 all'estate del 1568 attuò la prima visita pastorale alle parrocchie della diocesi. Secondo le indicazioni conciliari, fondò il seminario, di cui pose la prima pietra il 27 settembre 1568, radunò un sinodo diocesano nel 1574. Tra il 1572 e il 1573 attuò la seconda visita pastorale. (wikipedia)

Da PAESE MIO MONTICHIARI (Paolo Chiarini - GAM)


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