La collocazione
Dopo il ritrovamento i reperti furono lasciati in custodia alla Comazoo che provvide ad una sistemazione temporanea all'interno di un'aiola di fronte alla palazzina degli uffici. La destinazione finale infatti era la piazzetta di palazzo Tabarino proposta dal Gam ed approvata dal comune e dalla Soprintendenza archeologica della Lombardia.
Il 21 maggio 2002 finalmente le operazioni iniziano, la ditta Nodari smonta il monumento e dalla Comazoo si dirige in piazza Teatro dove con un'operazione che attira l'attenzione del circondario i reperti vengono calati con un'enorme gru nel cortile di Palazzo Tabarino.
Da alcuni giorni si lavorava alla preparazione del basamento in calcestruzzo, proporzionato per sostenere il peso del manufatto antico ed isolarlo dal lavorio delle radici delle betulle che gli fanno da cornice ad ovest. Dapprima si posizionano i due blocchi di base, si allineano le scanalature a coda di rondine che in origine ospitavano le grappe (fusione di metallo) con la funzione di mantenerli saldamente uniti. Poi viene depositato il monolite a due gradini in posizione simmetrica; il monumento, se teniamo conto della localizzazione delle martellinature superficiali era destinato ad essere visto da tre lati. Infine, sulla sommità, si installa l'ara funeraria che porta il monumento ad un'altezza di 296 cm ed un peso stimato di 120 q.li.
(P.C.)
Il ritrovamento
Nel 1995 scavi per la costruzione di silos per cereali in un mangimificio situato km 1,5 a SW dell'abitato di Montichiari rinvenivano a m 3 di profondità quattro grandi elementi lapidei in pietra di Botticino pertinenti ad un monumento funerario d'età romana affondato nei ghiaioni di un paleoalveo del fiume Chiese la cui traccia, in parte ancora avvertibile da dislivelli altimetrici, è stata precisamente descritta da recenti studi geomorfologici.
Secondo ogni apparenza il monumento apparteneva all'area funeraria privata della villa romana, di cronologia non ancora ben definita, localizzata a brevissima distanza da ricerche di superficie condotte nel 1989. Questo insediamento che è il più orientale di un gruppo di 6 siti che si distribuiscono su un'area di kmq 2 a poche centinaia di metri a W dall'attuale corso del fiume, fu evidentemente eroso da una divagazione del corso d'acqua che provocò il collasso della struttura e il suo slittamento nel nuovo alveo dove fu sepolto dai sedimenti ghiaiosi pervenendo quindi eccezionalmente intatto fino a noi.
Il monumento del quale si potrà apprezzare appieno l'imponenza, una volta che sarà ricomposto come previsto nella nuova sede dei servizi culturali di Montichiari, misura m 2,96 di altezza, m 2,13 di larghezza e m 1,78 di profondità per un peso complessivo vicino alle 12 tonnellate.
Sul basamento costituito da due blocchi parallelepipedi accostati e saldati con grappe metalliche, poggia uno zoccolo a due gradoni che sostiene l'ara con base e cornice modanate, conclusa da due volute cilindri che e da un risalto triangolare centrale.
Mentre i fianchi e il lato posteriore sono semplicemente appianati ,il fronte reca su tre righe entro una cornice a listelli l'iscrizione: L(ucius) Gnatius / Germanus / Pob(lilia tribu) (sex)vir (probabilmente il proprietario della vicina villa) seguita da un ampio spazio libero. Nella faccia delle volute sono inoltre incise le lettere V(ivus) F(ecit) sotto le quali stanno due piccoli fori che probabilmente ospitavano ganci metallici per la sospensione di ghirlande o altre offerte. Il monumento, databile sulla scorta delle caratteristiche epigrafiche entro la fine del I° sec. d.c., è stato pubblicato dal compianto Albino Garzetti in Tribù romane e confini municipali in Imperium Romanum. Studien zu Geschichte und Rezeption. Festschrift fur Karl Christ zum 75 Geburstag, Stuttgart 1998, pp. 275-287.
(A.B.)