L'aspetto meno bello è che la scoperta verrà ... ricoperta. Praticamente sepolta sotto un mucchio di terra, perché, come ha sottolineato Andrea Breda della Soprintendenza archeologica di Brescia,«questi manufatti, che risultano molto simili, anzi, praticamente uguali, a quelli di epoca romana, sono molto delicati e, a meno di isolarli in un ambiente semibuio, con temperatura e umidità rigorosamente costanti, sarebbe evitarne il rapido deterioramento. La fragilità del materiale con cui abbiamo a che fare (laterizio crudo), che caratterizza il 90% dei resti, rende le strutture inadatte allaconservazione all'aria aperta, perciò, in attesa di future decisioni, queste "scoperte" verranno interrate e tutelate in questo lembo della lottizzazione che rimarrà a verde pubblico».
Stiamo parlando delle due fornaci venute alla luce a febbraio, a una fucilata dal colle di San Pancrazio, in un terreno dove le ruspe stavano procedendo con lo sbancamento di una nuova lottizzazione.
Durante i lavori, le pale meccaniche hanno trovato un cumulo di mattoni cotti, semicotti, ma anche una pavimentazione ed altro ancora. Naturalmente i lavori sono stati «bloccati», e, di concerto con la Soprintendenza, sono intervenuti gli uomini del Gam, il Gruppo archeologico monteclarense,le cui ricerche hanno consentito di scoprire, quindi riportare alla luce, ciò che, nascosto sotto terra, si celava: due bellissime fornaci dei primi anni del Settecento, che, probabilmente utilizzate per lacostruzione del Duomo di l Montichiari, col passare dei , secoli erano poi state ricoperte sotto uno strato di terra, e , giacevano lì, a pochi metri dalla strada che porta a Carpenedolo.
Il fatto che i due manufatti verranno ricoperti non cambia l'importanza della scoperta. Si tratta di fornaci a camera, a fuoco intermittente, che, risalenti ai primi anni del XVIII secolo, si distinguono) per conformazione e dimensioni complessive. La prima, posta a nord e orientata nordsud, è lunga 9 metri e larga 4,50 metri; la seconda, invece, orientata est-ovest, è un po' più grande: misura infatti 5,35 metri di larghezza e 13,45 metri di lunghezza (ma, essendo mutilata nella parte finale del praefurnium, ) in origine doveva essere qual, che metro più lunga).
Importante scoperta, dunque, fatta nel modo classico. «Questi ritrovamenti - ha infatti precisato Paolo Chiarini, presidente del Gam - sono il frutto delle ricerche che, anche grazie all'ottimo rapporto che abbiamo instaurato con l'amministrazione comunale, facciamo spesso sul territorio.
Anzi, direi che questo è un classico esempio: si stavano facendo lavori di lottizzazione, quando sono venuti alla luce alcuni reperti. Siamo subito intervenuti, e abbiamo trovato questa meraviglia».
«L'amministrazione comunale - hanno invece detto il sindaco Gianantonio Rosa e l'assessore alla Cultura Elena Zanola - si complimentano con il Gam e la Soprintendenza di Brescia per questi nuovi, eccezionali ritrovamenti e per il lavoro sempre così approfondito che essi portano avanti. A questo proposito ricordiamo che al museo Bergomi, fino a fine anno, è ancora aperta la bellissima mostra sui Longobardi che giustamente ha ricevuto lodi ed apprezzamenti anche fuori dalla nostra provincia e che testimonia la vitalità della nostra città sotto il profilo storico e culturale».
Maria Teresa Marchioni