28 gennaio 2014
“Novecento: Il secolo breve monteclarense” di Albino Miceli
- La verità sull’istituzione dei musei di Montichiari
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Ma la cultura non è solo spettacolo circense, infatti è stato aperto al pubblico il museo di Giacomo Bergomi, pittore che ha partecipato ai premi di pittura di Montichiari e ha voluto fare dono alla Comunità di una parte della sua raccolta di oggetti e strumenti della tradizione contadina bresciana. Questa idea il Bergomi l'aveva espressa al sindaco Badilini nel marzo 1999 che l'accettava;
l'assessore Valerio Isola la proponeva al Consiglio Comunale che, il 28 aprile, deliberava all'unanimità di ricevere la donazione, per poi trovare attuazione definitiva con il sindaco Gianantonio Rosa quando la farà collocare in alcuni locali del Centro Fiera.
Anche la Pinacoteca Pasinetti è un dono di circa 500 opere realizzate da Antonio Pasinetti, pittore nativo di Montichiari, poi trasferitosi a Milano. La nipote Laura Pasinetti desiderava far tornare a Montichiari le opere del nonno e informava l'Amministrazione della sua intenzione di donare la collezione al Comune. La proposta era accettata dal sindaco Rosa ed oggi le opere sono esposte nelle sale dell'ex ospedale, opportunamente ristrutturate dall'amministrazione. Altra realtà che rende Montichiari visibile oltre i suoi confini è la pinacoteca Lechi, di recentissima inaugurazione. Anche questa è sorta grazie al dono del notaio Luigi Lechi che ha esercitato la professione a Montichiari ed è stato consigliere comunale. Queste circostanze hanno fatto si che maturasse in lui l'affetto per la Comunità monteclarense, tale da spingerlo a far dono della propria collezione di opere d'arte create da maestri di pittura bresciani del secolo XVII in avanti. Di questa sua decisione informava il sindaco Badilini che naturalmente accettava e con il cambio di amministrazione anche questa proposta ha trovato compimento e collocazione nel ristrutturato palazzo Tabarino (ex palazzo comunale).
Non manca la ricerca archeologica costituita dal GAM: associazione che nel corso degli anni si è distinta per l'approfondimento, metodicità e serietà con cui ha portato avanti i lavori di ricerca sul territorio monteclarense e non solo.
Il presidente Paolo Chiarini, coadiuvato da altri collaboratori, ha intuito che la terra di Montichiari nasconde un grande patrimonio archeologico: quindi la voglia di proseguire lo studio e l'approfondimento. Il tutto per creare un luogo dove, i Monteclarensi di oggi e di domani possono trovar riscontri scientifici sugli usi e costumi degli antenati che hanno popolato questo territorio nel corso dei secoli. Il gruppo collabora con la Soprintendenza per i beni archeologici ed ha acquisito una professionalità tale che non lascia spazi a dilettantismi o improvvisazioni. Dal primo scavo, organizzato nel 1988, che si traduce in un vero e proprio corso di formazione di moderna archeologia stratigrafica, il GAM ha fatto interventi che gli hanno permesso di scoprire insediamenti umani e manufatti a partire dall'età di bronzo (3500-1200 AC.), e via via fino all'epoca longobarda ed oltre. AI gruppo iniziale di pochi partecipanti, si sono unite nuove forze attratte dalla bellezza dello studio dell'archeologia, e dalla serietà del condurre la sperimentazione sul campo. Così nel 1989 gli aderenti al gruppo costituivano una legale associazione di volontariato denominato per l'appunto "Gruppo Archeologico Monteclarense "(GAM). L'alta professionalità raggiunta dall'associazione ha fatto sì che il Comune abbia messo a disposizione, in comodato d'uso gratuito, due locali di sua proprietà: uno in via XXV aprile 40, utilizzato per sede operativa del gruppo, il secondo come luogo del museo denominato " Palazzo dell'archeologia e della storia del territorio" (PAST ubicato in piazza Santa Maria 34 - ex piazza Garibaldi), dove il visitatore può ammirare l'esposizione di reperti longobardi. Il PAST è stato inaugurato nel giugno del 2009 anno in cui la Provincia ha presentato il progetto "Langobardia Fertilis" che si affianca a "Italia Langobardorum - Centri di potere e di culto (568-774 d.C)". Il progetto "Langobardia Fertilis" è frutto di una cooperazione fra enti pubblici locali: Provincia di Brescia, Comune di Brescia, e altri comuni tra cui Montichiari. Questi Enti intendono sviluppare un'azione condivisa per la creazione di una rete in grado di coordinare iniziative di conservazione e valorizzazione del patrimonio longobardo presente nel territorio della pianura bresciana. All'interno della rete "Langobardia Fertilis" il PAST è stato indicato, dalla Soprintendenza Archeologica, come centro di riferimento per le mostre e le iniziative rivolte al pubblico. Malgrado questi riconoscimenti e l'attività che il GAM svolge, al momento non gli è riconosciuto lo status di Museo Archeologico, come succede per altri centri della Provincia. L'Amministrazione Comunale ha creato una rete museale che non comprende quello archeologico. Tutto ciò, secondo il presidente Chiarini, comporta un danno sia per la tutela dei siti archeologici che per il territorio perché non si può studiare, raccogliere ed esporre tanti reperti che ancora aspettano di essere portati alla luce.
A questi musei fanno da corona il teatro Bonoris, il museo risorgimentale, il castello, la biblioteca e le tante associazioni culturali tra le quali il sempre presente "EI Cafè dei Piocc", oltre ad una seconda associazione che si interessa di cultura locale e recita sempre in dialetto denominata "Associazione Folcloristica Culturale -società de l'ojo bù". Sono presenti le associazioni d'arma, quelle sportive come il tennis club, le piscine comunali, il calcio, la pallacanestro, la pallavolo, queste ultime hanno avuto come precursori ed educatori di tanta gioventù monteclarense Alberto Leonardi, i professori Giuseppe Baronchelli e Gianfranco Terlera. Tutte queste associazioni hanno trovano accoglienza in modo particolare con l'amministrazione Badilini per proseguire con l'amministrazione Rosa che ha realizzato anche un velodromo per gli appassionati di ciclismo su pista. Non mancano i cultori di storia locale come Ettore Bellagamba, Giovanni Cigala, Virgilio Tisi, Fernanda Bottarelli, Valerio Isola, Federico Migliorati e gli ormai defunti mons. Angelo Chiarini e Alberto Superfluo.
Tutto questo rende Montichiari una comunità molto attiva; a volte il suo nome viene proiettato non solo in ambito provinciale, regionale o nazionale, ma a livello internazionale grazie ad alcuni suoi cittadini.
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(Tratto da “Novecento – Il secolo breve monteclarense” di Albino Miceli, pag. 380-382)
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Albino Miceli è uno storico documentarista di provata competenza nonché attento a indagare tutte le fonti o verificare ogni possibilità allo scopo di fornire al lettore la notizia storica non manipolata.
Albino è autore di diverse pubblicazioni a Montichiari oltre ad essere da decenni sostenitore anche operativo del Gruppo Archeologico di Montichiari.
Nel libro “novecento – il secolo breve monteclarense” recentemente presentato ed in vendita nelle edicole, Albino Miceli descrive (pag. 380-382) l’origine di alcuni musei ed in particolare cita il personaggio politico che li avrebbe patrocinati in prima persona. Questo rende giustizia a tante illazioni e ci permette di fare alcune osservazioni.
Ora i personaggi politici, anche di lunga data, che hanno voluto il museo Bergomi e la pinacoteca o museo Lechi li abbiamo sentiti spesso infervorarsi nella difesa della cultura e della tradizione locale ed ancor oggi talvolta pubblicano brevi ricerchine storiche sulla Montichiari del passato nel nome della “Nostra Montichiari da valorizzare”.
La realtà è ben diversa, come abbiamo evidenziato in altre occasioni nei musei Bergomi e Lechi sono esposti reperti o opere artistiche che con Montichiari hanno ben poco a che fare sia per origine sia per affinità culturale. In particolare istituendo questi musei non si è tenuto conto del detto “signori si nasce, non si diventa”. Anche se il comune di Montichiari è divenuto proprietario degli oggetti della cultura contadina dell’alta Val Camonica o del Trentino, piuttosto che di opere d’arte appartenenti ed acquistate dalla famiglia Lechi di Brescia o Montirone, Montichiari comunque espone opere o reperti appartenenti alla cultura di altre realtà locali, l’origine non si può nascondere. Il problema però non starebbe tanto nell’istituzione che già è costata milioni di euro, il problema è che queste strutture costano e tanto in mantenimento (personale professionista, conservazione dei reperti, apertura al pubblico, costi vari funzionamento). E’ logico che se si destinano risorse da una parte, poi queste vengono a mancare dall’altra, un calcolo che qualsiasi famiglia è abituata a fare ma i politici… per cui la salvaguardia delle testimonianze storiche di Montichiari, quelle vere, sia in reperti che in edifici oggi ne riceve grave danno è viene spesso totalmente trascurata. Un esempio su tutti è la chiesa longobarda (VIII sec.) di San Giorgio, vero gioiello della storia monteclarense e lombarda, che sta cadendo perché abbandonata, ma anche numerosi siti archeologici che il comune non ha tutelato nel recente PGT.
Inoltre il messaggio che viene lanciato non solo alla popolazione locale ma al visitatore in genere risulta alla fine questo: “ abbiamo esposto solo testimonianze non monteclarensi perché Montichiari non possiede un passato degno di essere testimoniato in un museo”; niente di più falso. Ed ecco che l’incompetenza porta a prendere decisioni da incompetenti ed alla fine a spreco di denaro pubblico la dove mancano poi i visitatori su un argomento espositivo che non riguarda la tutela di una testimonianza locale.
Allo stato di fatto non è mai stato istituito il museo civico archeologico territoriale nonostante il Gam lo abbia chiesto al Comune di Montichiari ancora nella seconda metà degli anni 90’ in seguito ai ritrovamenti che via via si facevano più numerosi. Ma l’amministrazione monteclarense non lo ha previsto come istituzione nemmeno in seguito quando le scoperte archeologiche del Gam si fecero veramente consistenti e qualitative, basta scorrere il nostro sito web per farsene un’idea.
E’ l’affermarsi di un “bigottismo culturale” per cui prolificano pubblicazioni e articoli che trattano temi della tradizione locale, dall’altra si riempiono musei con reperti provenienti da contesti culturali diversi dal nostro e non certo in proporzione minoritaria.
Paolo Chiarini - Gam