UNA GRANDE VILLA ROMANA NEL CENTRO STORICO DI MONTICHIARI
I resti dell’edificio (I-Vsec.d.C.) occupano una superficie di 10.000 mq ai piedi del monte del Generale.
Gli antefatti
Questo sito era stato segnalato alla Soprintendenza ai B.A. e presso il nostro Comune già negli anni 70’, ma poi l’area era passata egualmente come terreno edificabile nel contesto della revisione della destinazione urbanistica.
D’altra parte nessuno ha mai potuto verificare in profondità e le osservazioni fatte in superficie non potevano e non facevano presumere l’esistenza di così pregevoli strutture sotto il coltivo.
L’occasione arriva quando la ditta Costa Verde, interessata ad acquisire il terreno, chiede al Gruppo Archeologico Monteclarense e successivamente alla Soprintendenza di fornire una responso certo circa l’importanza delle evidenze archeologiche e sulla possibilità di costruire in futuro.
Le indagini archeologiche
Così nel 1996, verso la fine di Maggio, sotto la direzione del Dr. Breda della S.A., si eseguono dei saggi a griglia su circa 8000 mq di proprietà Zani, posti immediatamente a ridosso del colle del Generale, in Borgosotto.
Dopo due giornate di intenso lavoro sotto il sole cocente di un’estate prematura, il quadro archeologico si fa chiaro: le strutture murarie e le pavimentazioni venute alla luce appartengono ad una villa rurale romana di ragguardevoli dimensioni.
Nella zona a nord, completamente sbancata, appare la maglia regolare delle murature rasate a livello dei piani di calpestio dall’aratura; si tratta di un’ala abitata dell’edificio lunga 40mt. ca. e larga 16mt. ca. dove si può già distinguere la sagoma regolare di molti ambienti, piccoli e grandi.
Qui si conservano in buono stato alcune decine di mq di pavimentazione assimilabile all’Opus Signinum e costituita da una gettata di calce e pietrisco fine, all’interno del quale appare il disegno geometrico costituito da grosse tessere scure poste in fila, in funzione decorativa.
Altre pavimentazioni sono state intaccate dai lavori agricoli e di queste ora rimane solo il vespaio nudo, ovvero la preparazione sub-pavimentale composta da grossi ciottoli di fiume di media pezzatura, posati talvolta in maniera ordinata e regolare.
Certamente dovevano esserci anche pavimenti a mosaico bianco-nero (opus tessellatum) come dimostrano alcuni frammenti recuperati sul campo; da qui proviene, secondo le testimonianze, il mosaico (I sec. d.C.) di Villa Ghirardini in Borgosotto.
La facciata sud era caratterizzata da un lungo porticato largo mt.3 ca. del quale restano le sagome di base dei pilastri che lo sostenevano e le fondazioni del muretto di balaustra che congiungendo quest’ultimi doveva separare l’abitato dal cortile.Dall’angolo est di questo porticato parte in diagonale una canaletta, ottimamente conservata, con le pareti lisciate a malta e coperta da grossi ciottoli dalla forma allungata sempre legati da malta; lo scavo archeologico dovrà chiarirne la funzione, ma non è azzardato ipotizzare fin d’ora che fosse il collettore che faceva defluire le acque bianche dei tetti fino ad una cisterna di raccolta.
Anche alla facciata nord erano addossate altre strutture ed in particolare un opera idraulica larga mezzo metro con direzione est-ovest.
Con le successive indagini condotte nell’anno 2000 negli appezzamenti contigui si è potuto accertare che almeno 10.000 mq sono interessati da resti murari e da depositi archeologici di vario genere; sarà compito dello scavo archeologico chiarirne la natura e la funzione, portando alla luce tutte le strutture esistenti.
L'area funeraria
Nel 1969, mentre si sbancava il terreno per la costruzione di una villetta, a poche decine di mt. dalla nostra villa romana, vennero alla luce quattro sepolture tardoromane ad inumazione (una struttura biloculo a cassa in lastra di medolo e due singole).
Oltre ai resti ossei era presente anche un corredo, databile al IV sec. d.C., comprendente tre anfore e due olle in vetro azzurro; questi reperti sono conservati presso la Sovrintendenza Archeologica di Milano.
La piccola necropoli presentava tutte le caratteristiche di una funzione famigliare e considerando il costume del tempo di seppellire i defunti vicino casa, è lecito porre in relazione le sepolture con gli individui che hanno frequentato la nostra villa.
(P.C.)