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Montichiari, località Monte del Generale. 	
Planimetria schematica della villa romana
 
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  Villa rurale romana di Monte del Generale
 - Vai alla scheda Villa rurale romana di Monte del Generale  
       
 
Anni 1995-97

MONTICHIARI (BS ) - Località Monte del Generale


Villa romana

La presenza di resti di un edificio d'età romana, al piede dell'estremità S del rilievo morenico sul cui versante occidentale si distende l'abitato storico di Montichiari, era nota già da alcuni decenni e vi è motivo di credere che alcuni tratti di pavimento a mosaico, attualmente rimontati in un palazzo del paese, siano stati scavati proprio in questa zona. Nel 1969 fu inoltre rinvenuto a brevissima distanza un gruppo di sepolture in cassa di lastroni lapidei, in parte databili al IV secolo d.C., evidentemente pertinenti all'insediamento. Non è da escludere che da quest'area cimiteriale provengano, sia pure indirettamente i frammenti di iscrizioni funerarie reimpiegati nella vicina pieve di S. Pancrazio, edificata o ricostruita sulla collina nel XII secolo.
Nonostante l'interesse archeologico del sito fosse quindi risaputo e segnalato l'area fu comunque destinata anni or sono ad urbanizzazione residenziale, fatto che ha determinato l'esecuzione di una campagna di accertamenti intesa a verificare estensione e stato di conservazione del deposito archeologico in vista di un provvedimento di tutela.
I numerosi sondaggi hanno in effetti confermato l'esistenza di una vasta villa le cui strutture occupano quasi per intero l'area di prevista lottizzazione. Nel settore N del fondo, ove la maggior densità delle strutture individuate dai sondaggi ha consigliato lo sbancamento di parte del coltivo, è stato riconosciuto il settore residenziale della villa esteso per almeno circa mq 1000. Il corpo di fabbrica, pertinente ad un'unica fase costruttiva, era costituito da almeno dieci ambienti di varia ampiezza allineati uno di seguito all'altro e attraversati da un corridoio che faceva capo a due lunghi porticati addossati alle facciate N e S. Alcune murature che proseguivano oltre i limiti di scavo, indicano che l'edificio si estendeva ulteriormente, forse con spazi scoperti e recintati, anche ad W e a E.
I resti, situati immediatamente sotto il livello agrario, erano ridotti alle sole fondazioni realizzate in ciottoli e rari frammenti di tegoloni legati con malta magra, ad alcuni tratti di opus signinum in gettata di malta e pietrisco seminata di tessere romboidali di marmo nero e ad un piccolo frammento di mosaico ancora in situ.  Non sono state trovate - fatto abbastanza sorprendente trattandosi di una villa - né tracce di ipocausti né materiali costruttivi riferibili ad un impianto di riscaldamento. La presenza nello strato di coltivo di numerose tessere di mosaico e di frammenti di cocciopesto testimonia comunque l'esistenza di pavimenti di tipo diverso da quello conservato, mentre il rinvenimento di frammenti marmorei attesta la presenza di decorazioni architettoniche di buon livello. Gli scarsi materiali ceramici raccolti documentano un uso del sito dal I fino agli inizi del V sec. d.C.
Sono inoltre assenti strati di crollo e livelli di reinsediamento tardoantichi o altomedievali che, se esistevano, furono evidentemente asportati dalle spoliazioni successive all'abbandono definitivo del sito e dalle bonifiche concomitanti con la ripresa delle attività agricole nell'area.
A soli due metri dal muro perimetrale S della pars urbana, sono poi stati localizzati i primi tratti di murature della pars rustica che si estendeva con un complesso di cortili e fabbricati articolato su una superficie di almeno mq 4000. Anche le strutture di questo settore sono ridotte alle sole fondazioni, costituite da due o al massimo tre corsi di ciottoli. Nella maggior parte dei sondaggi sono emersi esclusivamente livelli di calpestio consolidati con ciottolame e frammenti laterizi.
In adiacenza al perimetrale N della parte residenziale e nella parte NE dell'area rustica sono stati individuati infine due tronchi di condutture idrauliche: il primo è probabilmente un canale di drenaggio destinato a isolare gli ambienti di abitazione, il secondo è forse un piccolo acquedotto che convogliava ad una cisterna nella parte rustica acque provenienti dalla vicina collina.
A seguito dell'imposizione del vincolo archeologico l'area è stata nuovamente destinata ad uso agricolo in attesa della prevista acquisizione da parte del Comune di Montichiari.

Andrea Breda, Ivana Venturini

L'indagine, condotta nel 1996 con la collaborazione del Gruppo Archeologico Monteclarense, che ha anche eseguito le riprese da pallone aerostatico, è stata finanziata dall'Immobiliare Costa Verde S.n.c. che si ringrazia insieme allo Studio di Progettazione Civiesse di Verolanuova per la cordiale collaborazione. A G. Laidelli della Soprintendenza si deve l'elaborazione della pianta della villa.


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