Dalla Loggia
La concessione del riconoscimento quale Patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco al Tempio Capitolino e al complesso monumentale di San Salvatore e Santa Giulia deve giustamente inorgoglire tutti i bresciani.
È stato il lavoro talvolta silenzioso, ma sempre condotto con caparbietà di tanti amministratori e uomini di scienza e di cultura che ha consentito di conseguire un risultato di così grande prestigio.
Mi sia consentito quindi di continuare nell'opera del sindaco e di rammentarne l'intelligenza e l'impegno profusi ora che il traguardo è stato raggiunto.
Primi fra tutti, vorrei ricordare Gaetano Panazza le cui ricerche e i cui studi contribuirono a far conoscere Santa Giulia al mondo; quindi Andrea Emiliani, con le sue linee programmatiche per la realizzazione di un Museo della città lucidamente messe in pratica da Bruno Passamani, con l'appassionato sostegno di Vasco Frati nella stagione delle Giunte Trebeschi e poi condotte a compimento con la realizzazione degli interventi di scavo e di ristrutturazione del complesso di Santa Giulia con la Giunta Padula.
Una stagione di impegno e di ricerca di tanti studiosi, come testimoniano gli atti del grande convegno del 1990, promosso dall'allora assessore alla cultura Maurizio Banzola, con risultati scientifici senza i quali non avrebbe potuto essere realizzata nel 2000 la grande mostra Il futuro dei Longobardi, rivolta a mettere in luce soprattutto la grande eredità lasciata a Brescia da Desiderio con la fondazione del monastero di San Salvatore.
Del tutto in ombra restavano le conoscenze circa la presenza e gli insediamenti dei Longobardi in provincia: va perciò riconosciuto merito alle ricerche di Angelo Baronio e al progetto da lui avviato a Leno con la campagna di scavi sulle necropoli longobarde e sul sito del monastero di San Benedetto, gemello maschile di quello di San Salvatore/Santa Giulia di Brescia.
I due convegni del 2001 e del 2003 e la grande mostra Longobardi nel Bresciano allestita a Montichiari, organizzati dalla fondazione Dominato Leonense, hanno consentito, sotto l'intelligente azione di Andrea Breda della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, di far conoscere al pubblico bresciano lo straordinario patrimonio archeologico della pianura, senza il quale non si giustificherebbe la presenza di un monumento così importante, che fa grande Brescia.
Va dato atto a Paolo Corsini di aver raccolto la sollecitazione del sindaco di Cividale del Friuli, subito sostenuta dalla Fondazione CAB, di cercare di spendere l'immagine delle proprie testimonianze longobarde - il Tempietto di Cividale e Santa Giulia di Brescia - per promuovere turisticamente le rispettive città, illustrandone le caratteristiche alla BIT, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano e lanciando l'idea in quella sede, condivisa dall'allora ministro dei Beni culturali Rutelli, di proporre all'Unesco di accogliere i due monumenti nell' elenco dei siti patrimonio dell'umanità.
La prima candidatura e il primo Piano di Gestione confezionati dalla precedente Amministrazione hanno subìto uno stop da parte dell'Icomos (l'ente scientifico dell'Unesco), che solo il lavoro duro di Comune e Provincia di Brescia, e in particolare dell'assessorato alla cultura e al Turismo e di quello di Minini della Provincia, di Renata Stradiotti e di Francesca Morandini dei Civici Musei, di Aurelio Bonù e di Sabrina Medaglia dell'Amministrazione provinciale; del dott. Agostino Mantovani della Fondazione CAB; degli associati in Italia Longobardorum e dei funzionari del ministero, sostenuti dall'attenzione e dal conforto dei ministri Bondi, è riuscito a strutturare una domanda che potesse essere positivamente valutata dall'Icomos, per poi essere accolta dall'Unesco.
Ma soprattutto va sottolineato il fatto che il lavoro di ricerca di archeologi, come Brogiolo e Morandini, di longobardisti come Baronio, di dirigenti illuminati della Soprintendenza come la dottoressa Rossi, al cui merito si deve l'organizzazione di Longobardia Fertilis, la rete dei siti longobardi in terra bresciana che mette insieme otto comuni e vari enti di ricerca, ed ha permesso di mostrare ai giudici riuniti a Parigi un ulteriore aspetto dello spessore scientifico e della qualità dell'impegno di una coralità di istituzioni e ricercatori bresciani.
Un modello, quello bresciano, che è servito anche a strutturare informa efficiente la rete nazionale dei siti longobardi, facilitando l'azione del ministro Galan del direttore generale Resca e dei suoi collaboratori nell' opera di persuasione del severo tribunale dell'Unesco.
Devo, infine, ringraziare il sindaco Adriano Paroli e tutti i colleghi della Giunta e del Consiglio comunale che, in questi tre anni, hanno discusso, approfondito e condiviso un progetto, di non facile lettura per chi non avesse specifiche competenze scientifiche, storiche e archeologiche.
il ricordo delle tante comprensibili diffidenze iniziali per un percorso complesso e dagli esiti niente affatto scontati ma, soprattutto, l'entusiasmo e la coralità di intenti mostrata dagli uffici del nostro comune e degli altri Comuni della rete, rende ancor più grande la mia soddisfazione per il primo e importantissimo risultato conseguito.
Ora dobbiamo affrontare il lavoro più difficile, ma l'esperienza di questi anni ci ha mostrato il modo giusto con cui procedere per conseguire un risultato che deve essere, come giustamente affermato dal sindaco Paroli, il risultato di un' intera comunità: quella bresciana.
Andrea Arcai
Assessore
Brescia