In contrada Ro-San Bernardino sono state riportate alla luce 18 tombe del quarto secolo d.C.
MONTICHIARI Chi cerca trova. E i volontari del Gam, il Gruppo archeologico monteclarennse, che, coordinati da Paolo Chiarini, da 22 anni setacciano la Bassa alla ricerca di reperti archeologici, di cose ne hanno trovate tante. L'ultima in ordine di tempo è una necropoli romana di 18 tombe risalente al IV Secolo d.C.
«Tutto - spiega Chiarini - è iniziato un anno fa, durante i lavori di manutenzione della roggia Santa Giovanna, in contrada Ro - San Bernadino. Uno dei nostri, che stava seguendo i lavori, ha notato che dalla terra affioravano frammenti di laterizi. Con il consenso del proprietario del terreno, e,naturalmente con la supervisione della Soprintendenza, abbiamo fatto alcuni rilievi, grazie ai quali abbiamo potuto individuare che in quel sito c'era una vera e propria necropoli». Dopo aver scavato nei mesi di ottobre e novembre del 2008, continua Chiarini,«abbiamo sospeso le ricerche per dar modo al proprietario di procedere col raccolto. I lavori di scavo sono poi ripresi lo scorso mese di settembre. Ora che sono terminati, sono venute alla luce 18 tombe, databili intorno al IV secolo d.C. Si tratta di un sepolcreto che può ragionevolmente essere posto in relazione con la villa rustica romana (cascina Colombara Monti), i cui resti erano stati rinvenuti nel 1992 a un centinaio di metri dalla necropoli. Le deposizioni rinvenute sono tutte a inumazione, secondo il costume funerario romano, che a partire dal III secolo d.C. ha gradualmente sostituito il rito dell'incinerazione». Ora che il sito è stato completamente indagato, e i resti sono stati portati al sicuro come vuole la prassi (probabilmente per essere esposti nel Palazzo dell'Archeologia e della Storia del Territorio aperto a giugno in piazza Santa Maria), il terreno è stato "riconsegnato" al legittimo proprietario, che riprenderà a coltivarlo come prima. «Questa ennesima scoperta - commenta il sindaco Elena Zanola - è la conferma che il Gam svolge un lavoro prezioso e importante per la nostra comunità, permettendo di riportare alla luce reperti, anche di grandi dimensioni, altrimenti destinati all'oblio permanente». gaf