Ricerche nell'area del castello e dell'abitato medioevale.
L'esistenza di una fortificazione in Montichiari è attestata per la prima volta nel 1107 da un atto che menziona proprietà del monastero mantovano di S. Tommaso di Acquanegra "in territorio curtis et castri de Monteclaro". Non è certo se questa struttura difensiva -la cui origine sulla scorta di altri documenti di dubbia attendibilità potrebbe risalire almeno alla seconda metà del X secolo - sorgesse nel sito del più tàrdo castello situato sul colle di S. Pancrazio o coincidesse piuttosto con una parte dell'abitato medievale che si articola nei due nuclei di Borgo Sopra e Borgo Sotto posti al piede del versante W dello stesso rilievo.
E peraltro da rilevare che nel 1185 è testimoniato nell'ambito del territorio di Montichiari un "castrum vetus" ipoteticamente identificabile con quello che comprendeva la chiesa di S. Zeno sita sul rilievo omonimo poco a S del colle di S. Pancrazio.
Un castrum, dalle caratteristiche non meglio specificate, è comunque sicuramente attestato sul colle nel 1167. La fortificazione, che all'epoca risulta almeno in parte di proprietà dei conti Longhi (un ramo della potente consorteria nobiliare che tra il X e la fine del XII secolo costituì il potere forte nell'area confinaria tra Brescia e Mantova a cavallo del fiume Chiese), appare ben distinta dall'abitato monteclarense.
In essa, nella seconda metà del XII secolo - secondo quanto si evince dai testimoniali di un celebre processo del 1228 - i conti disponevano di un "pulchrum et magnum pallatium" nonché di "domos et casamenta", in parte tuttavia già diruti ai primi del XIII secolo in seguito alle devastazioni portate dal Comune di Brescia nel 1167.
Nella proprietà o nell'uso del castello, sempre nella seconda metà del XII secolo, si erano comunque già inseriti alcuni "milites" e gli "homines de Monteclaro" che pattuirono con i Longhi di "murare castrum" e di costruirvi (o ricostruirvi) case, a condizione che tanto le cortine quanto le domus, a reciproca tutela, non fossero merlate.
Accanto al palatium esisteva anche la non piccola chiesa di S. Tommaso le cui robuste strutture romaniche, ben visibili in fotografie del 1890, scomparvero nella quasi totale demolizione del castello voluta dal conte Gaetano Bonoris che entro i primi anni del Novecento riedificò il complesso in fantasiose forme neomedievali circondandolo di un grande parco.
Questa distruzione e i rifacimenti mimetici delle poche murature originali rendono problematica la ricostruzione dell'impianto fortificato medievale che subì peraltro altre trasformazioni ed ampliamenti fra il XIV e la metà del XVII secolo, epoca quest’ultima in cui il castello manteneva ancora alcune funzioni difensive e militari.
Il riesame della cartografia e dell'iconografia storica, degli scarni rilievi prodotti prima delle demolizioni, unitamente ad una ricognizione ancora sommaria delle sopravvivenze in alzato nell'area del castello e nel sottostante abitato, i risultati dei saggi archeologici eseguiti durante la sistemazione del parco, hanno permesso tuttavia di delineare una schematica e affatto provvisoria ricostruzione planimetrica del complesso e di precisare la cronologia di alcuni momenti della sequenza fortificatoria bassomedievale.
Sulla scorta dei dati finora acquisiti il nucleo più antico del castello appare essere il recinto superiore che occupa la punta estrema N del crinale del colle di S. Pancrazio, racchiudendo un'area approssimativamente triangolare di circa mq 2800. In questa zona, come documentano le immagini e le mappe ottocentesche, si trovava la chiesa di S. Tommaso (A) che sporgeva fortemente dalla cortina orientale con oltre metà della navata, terminata da una grande abside semicircolare impostata su un'alta costruzione in conci ben lavorati.
Al lato S della chiesa, sfruttando anch'esso il ripido scoscendimento del versante (e liberando quindi spazio all'interno del recinto) si addossava un imponente edificio rettangolare (B) disposto su almeno quattro livelli. La densa stratificazione di paramenti e aperture di diverso tipo che si intravede nelle fotografie scattate prima della demolizione ne fa ipotizzare un origine ben antica e quindi un'identificazione con il palatium già esistente nel XII secolo.
Questo primo recinto, del quale si conservano brevissimi tratti della cortina occidentale a paramento in semplici ciottoli, era dotato di tre accessi: una postierla adiacente l'estremità S del grande edificio cui si accedeva tramite una rampa protetta (C), una grande porta-torre scudata in ciottoli e filari regolari di laterizi posta al centro della cortina meridionale (D) e un'ulteriore porta turrita della quale è stato scavato il robusto basamento scarpato, in ciottoli e più rari mattoni, prominente dalla cortina occidentale (E). Mancando ogni rapporto con i resti della cinta non è comunque dato stabilire se tutti e tre gli accessi fossero già presenti nell'impianto di XII-XIII secolo.
È invece più probabile che già a questo periodo sia da riferire un tratto di potente muratura angolata (F) della quale è stata rinvenuta la fondazione una quindicina di metri a occidente del vertice SW del recinto. Tale struttura - che per evidenze stratigrafiche precede il XIV secolo fa ipotizzare l'esistenza di un propugnacolo, se non di un ulteriore ampliamento fortificato rivolto verso l'abitato di Borgo Sopra, già nell'impianto più antico.
La costruzione in questa zona di una vera e propria lizza è invece sicuramente attestata, in un momento successivo, dai resti consistenti di una estesa muraglia che collegandosi ai vertici NW e SW del castello superiore recingeva un'area allungata di quasi mq 3000 sul versante occidentale del colle. La nuova cerchia si apriva a N verso l'abitato con una porta-torre con ponte levatoio (G) della quale sono leggibili i resti nella ricostruzione del Bonoris, mentre si intestava a S contro un solido mastio a doppio corpo su base scarpata (H) che, come hanno rivelato lo scavo archeologico e la rimozione della vegetazione, fu impostato sui resti della cortina F.
La tecnica muraria in corsi regolari di ciottoli regolarizzati da filari di laterizi e alcune feritoie a strombo gradonato non consentono che una generica datazione di queste strutture tra la seconda metà del XIII e gli inizi del XV secolo. La presenza nel mastio di esatti cantonali a denti di sega in mattoni, soluzione tipica delle fortificazioni scaligere, suggerisce tuttavia che la lizza non sia stata realizzata prima del dominio dei signori veronesi sul Bresciano (1332-1337). Una cronologia più tarda rimane comunque possibile dato che la stessa tecnica fu ancora utilizzata dai Visconti nella costruzione del grande pontediga di Valeggio sul Mincio (1393-1395).
Allo stesso periodo è inoltre attribuibile - sulla scorta di sicuri rapporti stratigrafici e per la ricorrenza in più punti delle medesime caratteristiche tecnologiche - la costruzione della cerchia merlata, in parte sopravvissuta, che facendo capo al mastio e alla porta settentrionale della lizza circondava con un percorso turrito di quasi 400 metri il nucleo centrale dell'abitato di Borgo Sopra.
Rimane invece per il momento mal definita e non data bile una quarta amplissima area fortificata (I), ancora esistente nel 1643, che si estendeva per circa mq 20000 sul crinale oltre il fossato S del castello concludendosi a meridione con un'ulteriore torrione o castelletto detto la Mirabella.
Questi per sommi capi i tratti essenziali della vicenda delle fortificazioni di Montichiari che verrà approfondita con ulteriori indagini archeologiche e archivistiche preliminari ad una pubblicazione sul Medioevo monteclarense.
Andrea Breda
Le ricerche, dirette dallo scrivente ed eseguite nel 1999-2000 nel castello e nell'abitato dal Gruppo Archeologico Monteclarense coordinato dal presidente P. Chiarini, sono state possibili grazie al supporto logistico del Comune di Montichiari. Un particolare ringraziamento si deve per la cordiale e costante collaborazione al progettista e direttore lavori arch. G. Tortelli e all'arch. Spagnoli responsabile dell' UT. del Comune.