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Giornale di Brescia

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Nel bosco monteclarense, inseguendo i cervi


In un pozzo scavato nei pressi del Chiese, sono stati trovati i resti ossei degli animali che entravano nella dieta del colono latino

Pianti, ricchezze e improvvisi declini nei quadrati della centuriazione

La centuriazione è la divisione geometrica del terreni per un controllo economico e politico del comprensorio .  In alcune zone, ma la provincia di Brescia è in questo caso generalmente favorita dalle vecchie alleanze del Cenomani con i Romani – I campi vengono assegnati al veterani. La griglia era delineata da quadrati il cui lato era lungo 710 metri, per una superficie di 200 lugeri. Il termine centuriazione deriva probabilmente dal fatto che anticamente quelle proprietà venivano divise fra cento coloni. Nelle colonie come quella bresciana le assegnazioni, pur basandosi sul rispetto dell'unità di misura tradizionale, avvenivano per “accumuli” secondo la posizione sociale, i meriti o il censo dell'assegnatario. Le linee divisorie che formavano il reticolo della centuriazione (limites, rigores) erano da un lato parallele al decumano (strade disposte in direzione Est-Ovest) e dall'altro al cardines (strade Nord-Sud). La villa di Montichiari occupava un “quadratino” posto all’estremo margine Est della centuriazione agraria provinciale. La prima centuriazione bresciana occupa appunto la zona Est-Sud-Est della città e copre un'area di 100 mq. La delimitazione diventa operativa dopo l'8 a.C. Nelle illustrazioni, di Mauro Perini, la ricostruzione dell'Interno della villa di Montichiari e l'impianto di riscaldamento, alimentato all'esterno dal forno (lpocaustus).
Forse qualcuno recuperò pietre ed elementi architettonici per ristrutturare o realizzare un' altra abitazione nel circondario. Possiamo dire, che, rispetto ad altre residenze della zona, fu una fine piuttosto precoce.
Un abbattimento che comunque lascia presagire l'entrata in crisi di un'organizzazione economica ben più ampia, visto che, la cronologia delle ville rurali romane e latine non supera normalmente i primi due secoli dell'Impero e che il periodo finale viene a coincidere con un mutamento economico provocato presumibilmente da una concentrazione delle proprietà, com'è testimoniato dalla caduta dell'agricoltura specializzata e intensiva del periodo precedente. Si sviluppa invece il latifondo, con colpo d'occhio su campi di cereali e allevamenti liberi, che coprono ampie estensioni.
I signori lasciarono così progressivamente le case ai fattori, occupando stabilmente la città.
I nostri monteclarensi riuscirono forse ad accumulare una fortuna superiore ai centomila sesterzi, cifra che permetteva d'accedere alla categoria decurionale urbana? S'inurbarono definitivamente?
Lasciarono comunque ai villicus il compito di sovrintendere al lavori. Era lui a controllare la casa, a tutelarne confini ed intonaci ed è forse per questo che la parte nobile della villa di " Montlchiari. nell'ipocausto, non presenta i segni del fuoco a dimostrazione di una mancata frequentazione invernale del fondo da parte del proprietari.
I rapporti dei ceti dominanti con i territori geograficamente marginali furono così progressivamente meno intensi. Un fenomeno simile a quello dell'autunno del Medioevo, durante Il quale si registrò Il massiccio inurbamento degli elementi più intraprendenti originari del pegus ( soltanto nella seconda metà del XVI secolo alcuni Intellettuali - tra I quali Il nostro Agostino Gallo - si batteranno per un ritorno plenario alla campagna, illuminati dalle suggestioni di Virgilio e di Tibulio).
Eppure l'amore del piccolo fondo, la scelta di vivere serenamente in una una casa solida e comoda, sobriamente bella, una casa con minuscoli mosaici in bianco e nero, aveva mosso la poesia agreste, dominata dai Lari benevoli, e dai Penati, una letteratura ben accetta per la radicazione di un popolo d'agricoltori da reclutare in caso di guerra. Tramontava così la cultura del ritiro perenne, più duraturo del bronzo, della poesia di tronchi, seni, ghirlande mostri che traboccano del sonno tranquillo di una povertà letteraria che è soltanto agio senza sfarzi, sotto l'Astro che incapace, tra le braccia della donna alla quale vi appartiene - come vuole appunto il topos tibulliano.
La casa di campagna diventava soltanto l ‘ambiente di un piacevole soggiorno durante il quale rinnovare antiche consuetudini di caccia, con un trasporto intensamente celtlco.  Ed ecco sbucare quella mandria di cervi ai quali a lungo s'è fatta la posta, e Il padrone che aiza i propri cani, in una scena che richiama i drammatici dipinti di Venere e Attenne.
Selvatici diffusi. 
Nella zona monteclarense in un vecchio pozzo del primo secolo A.C (epoca della fondazione della Villa) Paolo Chiarini individuò resti ossei di capre, pecore,. suini, cavalli e selvatici imponenti come il daino e il cervo. Il tutto misto ai resti di vecchie ceramiche di provenienza etrusco-padana.

M. Bernardelli  Curuz


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