GRUPPO ARCHEOLOGICO MONTECLARENSE. Per anni operativo nello scavo, ne ha disvelato origine e segreti.
Una donazione importante e preziosa quella di San Giorgio Alto, alla quale ha contribuito il Gam.
(bmz) Una donazione importante è preziosa quella di San Giorgio Alto, alla quale hanno contribuito anche e soprattutto i volontari del Gruppo Archeologico Monteclarense con il loro presidente Paolo Chiarini e il loro consigliere Daris Baratti, curando gli incontri, e il dialogo con Federico Varoli e famiglia. Il GAM d'altro canto, per lunghi anni e con la supervisione e il coinvolgimento della Sovraintendenza Archeologica della Lombarda, ha compiuto uno studio-scavo su quello che è uno dei siti longobardi più affascinanti del nord Italia, disvelandone l'origine e i molteplici segreti.«San Giorgio nasce nell'ottavo secolo come longobarda» racconta Chiarini «ma non è una chiesa di territorio piuttosto un edificio religioso costruito da un privato facoltoso. Si deve pensare che nella zona di San Giorgio, come su buona parte del territorio monteclarense, fossero presenti numerosi insediamenti rurali romani. A Montichiari infatti non esisteva un "vicus" romano, cioè un aggregato di case vero e proprio ma delle ville sparse, che, già all'alba del V secolo e dopo la caduta dell'impero, erano state abbandonate. I Longobardi, arrivati nel 569 d.C. e che costruivano edifici in legno, riutilizzarono i materiali delle ville romane per edificare altro, generalmente necropoli. I potenti longobardi dell'entourage del re infatti, non vivevano a Brescia, ma vicino alle risorgive e chi viveva a San Giorgio non doveva fare differenza: era sicuramente un personaggio di rilievo, a capo di un grosso insediamento che, assorbita la religione cristiana, decide di costruire un edificio dedicato a San Giorgio, il santo venerato dal suo popolo. Questi edifici ovviamente erano un segno di grande prestigio, quasi una gara di potere fra i vari capi militari e servivano soprattutto per seppellirvì i rappresentanti della propria famiglia, Non sappiamo chi fece costruire San Giorgio Alto ma dobbiamo a lui l'edificazione di questo edificio con pianta di "tipo regio", triabsidata, con la presenza della cripta, molto simile a quella dì San Salvatore a Sirmione. Dopo la sconfitta dei Longobardi e l'arrivo dei Carolìngi, le vicissitudini dell' edificio si perdono nella storia fino a ritrovarlo trasformato in monastero di un ordine di chierici di Santo Agostino, successivamente, dopo il 1457, incorporato al convento dei Canonici Regolari di S. Afta di Brescia, Con l'arrivo di Napoleone e dei giacobini, il tutto venne inglobato nel Demanio e successivamente venduto a diverse famiglie fino ad arrivare, nel 1970, alla famiglia Varolì. Ogni famiglia ha attuato profonde trasformazioni per adattarlo alle normali attività agricole ma la struttura originaria non è andata perduta e ora potrà essere recuperata nel sua straordinarietà».