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25/02/2016

4 chiacchiere con.......Paolo Chiarini del Gam, il Gruppo archeologico monteclarense



L'assessore Basilio Rodella ha annunciato che il 2016 sarà l'anno dell'archeologia. Tre le iniziative in programma: il ritorno di tutti i reperti archeologici trovati a Montichiari negli ultimi anni (40-45.000 pezzi), una proposta che deve ancora essere svelata («Per il momento mi limito ad annunciare che avrà ripercussioni anche sul turismo», ha anticipato Rodella), e la ricostruzione digitale, da parte del Gam, il Gruppo archeologico monteclarense, dell' antica chiesetta di San Zeno. È proprio di questo che «chiacchieriamo» con Paolo Chiarini (in foto), che del Gam è il cuore e il motore. Cominciamo col ricordare che il Gam è attivo da trent' anni ... «È vero - risponde Paolo Chiarini -. Sono tre decenni che siamo impegnati a portare alla luce reperti, lavoro che ci ha consentito di ricostruire la storia del territorio attraverso l' archeologia». Voi, però, non vi limitate a portare alla luce reperti ... «Diciamo che ci diamo da fare anche per valorizzarli. In questa prospettiva ci fa molto piacere che le decine di migliaia di reperti, buona parte dei quali sono in custodia alla Soprintendenza, torneranno a Montichiari, per trovare posto nel cosiddetto Past, acronimo che sta per Palazzo archeologico storico del territorio». In attesa dell'arrivo, torniamo al presente. Per festeggiare i primi trent' anni di onorata attività al servizio dell'archeologia e della storia, quindi dell'intera comunità, vi siete fatti un bel regalo. Soprattutto l'avete fatto ai monteclarensi.
Ci riferiamo alla ricostruzione digitale dell' antica chiesetta di San Zeno. Ce ne può parlare? «La chiesetta di S. Zeno è citata per la prima volta nel 1182 dalla Bolla di Papa Lucio III, che la enumera alle dipendenze della pieve insieme a S. Margherita, S. Cristina e S. Giovanni. Risultano interessanti per la nostra ricerca alcune descrizioni tratte dal "Registro di cose bresciane ", manoscritto Queriniano che raccoglie le annotazioni raccolte da Pandolfo Nassino nel periodo a cavallo fra il XV e il XVI secolo.  Nel 1797, sull'onda della rivoluzione giacobina sorta a seguito dei successi napoleonici, si instaura a Brescia una Libera Repubblica; uno degli atti di questo governo fu quello di incamerare nel demanio, così come altri edifici religiosi bresciani e monteclarensi, anche l'Oratorio di S. Zeno, che da quel momento cadde in stato di completo abbandono». Poi? «Attorno al 1830 viene eseguita una stima del valore del fabbricato e del terreno con allegato un disegno di rilievo in pianta ed in alzato. Disposto secondo la direzione est-ovest e con la facciata rivolta al tramontare, l'edificio era lungo 15,2 metri compresa l'abside rettangolare, all'aula si addossava sulla fiancata sud la sacrestia; appoggiato a questa e all'abside il campanile. Sempre nel 1830 la stima descrive le murature come costituite per il 75 % da pietre del luogo e per il resto da mattoni; il campanile e la sacrestia erano quasi completamente crollati, mentre l'aula era ancora parzialmente coperta dal tetto, parte mattonato e parte di sott'assi, il pavimento in cotto e un rivestimento ligneo nella zona del coro. In facciata due finestrelle ai lati della porta centrale erano munite di inferriata e di un gradino per inginocchiarsi, come molte chiese campestri senza custode la porta d'ingresso rimaneva normalmente chiusa ed i fedeli  comunicavano con l’interno tramite queste aperture. Nel corso dei limitati saggi promossi dal Gam si è accertato che le pavimentazioni non esistono più; pure le fondazioni sono ridotte
a poca cosa, ma riconoscibili come parte mediana della parete nord e base di un lato del campanile; la
zona del sagrato e della sacrestia si evidenziano per la grande quantità di materiale di demolizione accumulato. Due deposizioni in nuda terra sono venute alla luce sotto il sagrato a circa 80 cm di profondità; ve ne sono pure una terza terragna, addossata alla parete nord, e una quarta dai connotati altomedioevali».

Significa che ...
«Significa che in questo posto si conservano le spoglie di molti monteclarensi, soprattutto sotto il sagrato».


 MT  Marchioni


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