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La Vita Monteclarense

 - La Vita Monteclarense

 
Portico delle campane comunali sul posto della torre crollata. A destra e sinistra le rovine dell'antica Rocca. In basso i tetti delle scuole.
Giugno 1987

Le vicende del campanile


La fabbrica del Duomo
II Campanile che sorge a fianco della Parrocchiale e stato progettato da fra Giuseppe Soratini, che ideò la nostra Chiesa. Egli stesso ne ha curato le fondazioni nel 1729 e ne ha avviato la costruzione, ma poi, essendo stato esonerato dall'assistenza alla fabbrica, altri ne hanno proseguito liberamente l'edificazione, tanto che esso annunciava già il neoclassico.
Coperto con un meschino tetto a quattro spioventi dava tuttavia chiara l'impressione di non essere ancora ultimato, forse in attesa di venire abbellito con un decoroso coronamento quando avrebbe ospitato un vero concerto di campane, invece delle due campanelle provenienti dalla Parrocchiale precedente.
 
* * *
L'occasione per ultimarlo si presentò nel 1890 quando il conte Gaetano Bonoris chiese ed ottenne dal Comune i ruderi dell'antica Rocca di Montichiari per costruirvi un castello di stile medioevale da adibire a sua dimora. Ma qui dobbiamo fare un passo indietro.
Nel recinto della Rocca infatti, sul punto più elevato, ove oggi vediamo «la vedetta» (piccola torre rotonda, isolata, verso le scuole), esisteva un portico chiuso da steccato e noto come il «casotto» o «gabbia» delle campane, perché sotto di esso, su appositi sostegni per renderle agibili, erano state collocate le tre campane comunali dopo il crollo della torre su cui si trovavano in quello stesso sito.
La torre per l'antichità e per il movimento delle campane era crollata la notte tra il 9 e 10 marzo1836, senza tuttavia che le tre campane subissero danno.
L'anno dopo il Comune commissionò all'arch. Rodolfo Vantini una nuova torre, che fosse anche di decoro per il paese. II Vantini dedicò i mesi di agosto e settembre allo studio della torre, facendo alla fine un sopraluogo «ad effetto di stabilire il modo della sua costruzione e il sito dove collocarla».
Essendo però risultata troppo costosa l'anno seguente ridusse il disegno e, successivamente, lo modificò per diminuire la spesa.
Al 23 ottobre troviamo annotato «Viaggio a Montichiari per la torre, traccio le fondamenta e do le prescrizioni per eseguirla ».
Lionello Costanza Fattori, nella biografia del Vantini, scrive che il Vantini dovette rifare ben tre volte il progetto della nuova torre.
II primo progetto fu scartato perché la torre sembrò troppo alta ed esile. Inoltre fu soppressa la cupola che vi era stata studiata come coronamento, sorretta da dodici colonne di ordine dorico.
II secondo era stato accettato, ma dovette essere di nuovo sfrondato da Vantini per la limitazione della somma che tutto a un tratto gli fu significata. Nel consegnare il terzo Vantini con rimpianto scrisse «il terzo progetto fu compilato con le dette avvertenze, riducendo alla maggior possibile limitazione il decoro, la comodità e la salvezza di questa fabbrica».
In mancanza di altri dati, qualcuno appellandosi a queste semplificazioni e alla presenza di linee neoclassiche nella cella campanaria, ha ritenuto che la torre vantiniana fosse l'attuale campanile. Tra questi lo stesso Costanza Fattori che così lo giudica: l'opera infatti è risultata di una semplicità forse eccessiva, però ha il grande pregio di non turbare, pur servendo egregiamente al suo scopo di torre campanaria con relativo orologio a quattro quadranti, il profilo già descritto del paese di Montichiari, restando appunto in sordina come dimensioni, e mostrando invero nella sua modestia una bella compiutezza architettonica.
Accettiamo volentieri il giudizio sul nostro campanile, ma dobbiamo smentire che esso è opera del Vantini. E' infatti largamente documentato che la struttura risale alla prima metà del 1700 e che il suo compimento con la cuspide fu effettuato nel 1891.
Una nota di don Massimo Zamboni, appassionato raccoglitore di notizie storiche riguardanti Montichiari, ci offre interessanti particolari intorno alla torre civica progettata e mai eseguita. Il Municipio di allora all'unanimità di voti decretò di erigerla sul luogo stesso dov'era accaduta e affidò il disegno al valente architetto Giuseppe Bicelli (figlio del bravo Francesco che ultimò la cupola della Parrocchiale e disegnò il patrio Ospedale) e ricordo di aver udito da alcuni che ebbero veduto quel disegno ch'era veramente magnifico.
Qui è evidente che lo Zamboni scambia per autore del disegno colui che doveva invece esserne solo l'esecutore.
Ma considerando il Comune che non vi fossero fondi bastanti per l'esecuzione dell'opera progettata, ricorse alla generosità degli abitanti... e a tal fine vennero scelte tra i benestanti alcune persone probe e onorate, incaricandole a raccogliere spontanee offerte destinate a venire in aiuto alla spesa comunale.
Deliberata dunque la fabbrica della nuova torre e scavate le fondamenta, il Rev.mo don Pietro Zocchi Alberti, abate di allora, si recò col suo Rev.do Clero processionalmente e seguito da grande folla di popolo sulla Rocca per collocarvi la prima pietra della torre.
Un buon prete monteclarense don Antonio Scaramuzzetti, che fu presente alla cerimonia mi raccontò che l'Abate prese per testo del suo sermone le parole della Sacra Scrittura nel capo XI della Genesi: Faciamus nobis turrim ... et celebremus nomen nostrum, ecc.
La nuova torre tanto desiderata e dalla quale si erano veduti i principi, non poté però essere compiuta con grande rincrescimento di tutti, specialmente di quelli che avevano già fatto offerte.
E qui riporto parte di un articolo del settimanale «Vita Montectarense» che si pubblicava nel 1904 per le feste centenarie di S. Pancrazio: « ma per ragioni di indole molto delicata e sulle quali crediamo di tirare un velo non si poté proseguire l'opera, ed anziché una torre si dovette costruire una specie di porticato, negazione dell'estetica, nel quale furono collocate le tre grosse campane ... e quivi rimasero fino al 1891.
Di più non possiamo sapere per mancanza di registri delle deliberazioni comunali.
 
* * *
II conte Bonoris con l'acquisto della Rocca il 31 luglio 1890 assunse l'obbligo di ricostruire, in forma da concordarsi, la torre per le campane comunali.
Ma fu subito chiaro che non era facile armonizzarla con le esigenze estetiche del castello e ancor meno con i desideri di tranquillità del suo futuro abitatore, tanto che l'obbligo assunto di costruire la torre minacciò di mettere in dubbio la stessa riedificazione della Rocca.
Fu l'architetto Tagliaferri a suggerire la possibilità di collocare le tre campane del Comune sul campanile della Parrocchiale, assieme alle due ivi esistenti, previo accordo del Comune con la Fabbriceria.
I vantaggi derivanti al conte erano evidenti ed egli pur di liberarsi delle campane, si dichiarò pronto ad assumere le spese non solo del loro trasporto sul campanile, ma anche quelle della sua ultimazione e abbellimento. Vantaggi derivavano però anche alle scuole sottostanti alla Rocca che venivano liberate da un disturbo continuo, e ai due Enti interessati, la Chiesa e il Comune, potendo disporre delle campane in un locale più centrico, più libero e più comodo.
I Fabbricieri accolsero favorevolmente la proposta, meno uno a cui sembrava che il suono non avrebbe raggiunto gli abitanti di Borgosotto. Non fu questa però la ragione per cui inaspettatamente il 22 marzo 1891 il Consiglio Comunale deliberò di acquistare dal Demanio la chiesa del Suffragio per adibire parte del Coro alla costruzione della torre per le campane comunali, pressato dal conte che aveva fretta di decidere per la Rocca e di iniziare la costruzione.
Contro questa decisione insorsero le frazioni di mattina che non avrebbero udito il suono delle campane e, in particolare, l'abate Luigi Borsa che si fece mediatore presso il conte e i due Enti interessati, attribuendo il tutto a malintesi.
La delibera comunale, già avviata alla Prefettura per l'approvazione, fu ritirata e, stabilitosi l'accordo fra gli interessati si ritornò al progetto dell'ingegner Giovanni Tagliaferri che contemplava l'adattamento e il compimento del campanile della Parrocchiale, come dice la relazione: si aprirà una porta verso la piazza del mercato per consentire l'accesso al campanaro; si ricostruirà l'ultimo piano, cioè si faranno i piloni in muratura, sopra questi si getteranno gli archi e si proseguirà fino al tetto; alla linea del cornicione saranno posti dei mensoloni in pietra di Rezzato; sopra il cornicione sarà posto il tetto a quattro falde; nelle quattro aperture verranno poste delle balaustre in pietra di Rezzato.
Per seguire l'opera fu scelto l'ing. monteclarense Antonio Boschetti e i muratori locali, che la diedero compiuta il 24 dicembre 1892.
Dietro suggerimento del Boschetti furono omesse l'intonacatura esterna delle pareti del campanile e la segnatura con linee orizzontali per mettere in rilievo le bugnature, perché stonavano in confronto con i muri della Chiesa.
(don Angelo Chiarini)

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