L’antica rocca di Montechiaro (attuale parco della dimora-castello del Bonoris) fu costruita sui resti di un esteso villaggio dell’età del bronzo. Le conclusioni sono state tratte in seguito alle ricerche condotte dal Gruppo Archeologico Monteclarense in questi ultimi anni. Le testimonianze sono costituite da migliaia di reperti fittili e litici che si aggiungono a quelli in bronzo raccolti nel passato.
L’età del Bronzo
La tecnica di fondere e lavorare il Bronzo arriva in Europa e quindi in Italia dalla Mesopotamia verso la fine del terzo millennio a.C.. Il nuovo metallo, composto da una lega di rame e stagno, è più resistente del semplice rame e quindi più adatto alla fabbricazione di utensili per la vita quotidiana, di armi e monili, diventa un forte elemento culturale e di distinzione sociale.
L’età del bronzo dura più di un millennio e si articola in quattro fasi: Bronzo Antico (2200-1600 a.C.), Bronzo Medio (1600-1300 a.C.); Bronzo Recente (1300-1200/1150 a.C.), Bronzo Finale (1200/1150-900 a.C.).
Nel periodo più antico nasce e si sviluppa nella Lombardia orientale , Veneto e Trentino la cultura della Polada che prende il nome dal sito più rappresentativo scoperto nel comune di Lonato.
Nuove situazioni climatico-ambientali spingono le comunità umane di questa cultura, organizzate ancora in forma tribale, a costruire i propri villaggi di case in legno (palafitte) a ridosso di laghi o di stagni d’acqua anche di piccole dimensioni, oppure lungo i fiumi su terreni situati su una leggera altura capaci di controllare un guado, un nodo viario importante. L’economia era basata sull’agricoltura, l’allevamento, la caccia, la pesca e la raccolta di frutti selvatici, si producono oggetti in corno, osso, metallo, legno, cuoio, pietra scheggiata, contenitori in ceramica, è diffuso l’uso del telaio per la tessitura.
Durante il bronzo medio si sviluppa in Emilia, ad occidente del Panaro, una particolare cultura denominata terramaricola; una caratteristica costante dei villaggi terramaricoli, attestata già da scavi eseguiti alla fine del 800’, era quella di essere circondati da imponenti palificate ed altrettanto massicci terrapieni, eretti a scopo difensivo.
Mentre nel corso del bronzo medio-tardo si assiste ad una grande esplosione demografica attestata dalla densità di siti ritrovati, nel bronzo finale il territorio si spopola in breve tempo forse a causa di eventi socio-ambientali improvvisi e oggi non ancora chiariti.
L’età del bronzo nel territorio di Montichiari e dintorni
Tutti gli insediamenti scoperti a Montichiari, ma anche a Carpenedolo e Calcinato si trovano sui terrazzi della terza cerchia morenica, al limitare del corso del fiume Chiese e presentano caratteristiche comuni alle culture sopracitate.
Sul vasto pianoro in cima a M. Rotondo (Montichiari) sorgeva nella media età del bronzo un villaggio importante per le dimensioni e la posizione strategica che probabilmente esercitava. Grazie alle ricerche superficiali, a limitati sondaggi ed alle prospezioni aeree è stato possibile individuare quasi per intero il percorso del vallo difensivo che circuiva l’area, estesa almeno 3 ha, sulla quale erano disposte le capanne.
La struttura a fossato, probabilmente dotata di terrapieno e palizzata, si conserva oggi con una sezione di poche decine di centimetri in profondità per una larghezza di c.a 3 mt., al suo interno sono stati raccolti numerosi frammenti ceramici appartenenti a contenitori in ceramica grezza da mensa. Altre testimonianze relative ad insediamenti risalenti all’età del bronzo sono state individuate sul cucuzzolo di Monte di S. Giorgio (Montichiari), sul Monte Paletta e Campo Chiusarino (Carpenedolo). Presso il ponte di Mezzane (Calvisano, Carpenedolo), nel corso di lavori di dragaggio del fiume Chiese, sono state rinvenute sei spade, i sei reperti sono con probabilità da mettere in relazione con un rito votivo legato al culto delle acque. Nel 1990 a Ponte San Marco (Calcinato), nel corso di lavori di sterro ed al termine delle indagini ad opera della Soprintendenza, sopra un dosso in riva al fiume Chiese si rinvengono i resti archeologici relativi ad un esteso abitato fondato nel bronzo recente e perdurato fino alla prima età del ferro.
L’età del bronzo nel centro di Montichiari
Sul Bollettino di paletnologia italiana del 1877 viene riportata la nota: < notizia di alcuni oggetti primitivi in bronzo, rinvenuti in quella provincia alla Casa Bianca, presso il mercato degli asini, in quel di Montechiaro sul Chiese si scoprirono una falce e due asce ad alette. La falce con leggerissima varietà, riproduce il tipo di quella della fonderia di Casalecchio presso Rimini. Le due asce ad alette trovano riscontro la maggiore in quelle della terramara del Castellazzo di Fontanellato parmense e la minore si accosta a quelle credute della terramara di Noceto nella stessa provincia di Parma>>. Sempre sul Bollettino di Paleontologia del 1878 si segnala che don Antonio Bignotti ha raccolto <<frammenti di stoviglie fittili di foggia terramaricola>> alla base del castello. Nel 1932 l'impresa Paroletti mentre stava eseguendo lavori di arginatura recupera nel letto del fiume Chiese, fra i due ponti, una punta di lancia in bronzo lunga 15 cm., il reperto risale alla tarda età del Bronzo (XII-XI sec.a.C.). Oggi possiamo affermare che questi rinvenimenti accaduti a partire dall’800’ rientrano nell’ambito o comunque nel contesto del vissuto di un importante insediamento dell’età bronzo sito nella parte nord del colle di S. Pancrazio e che si estendeva su tutta la superficie dell’attuale parco della dimora-castello Bonoris (l’antica rocca di Montechiaro). Le conclusioni sono state tratte al termine delle recenti ricerche archeologiche durante le quali sono stati raccolti sul versante orientale alcune migliaia di frammenti ceramici appartenenti a contenitori i più diversi per tipologia e decorazione, corna di cervo, ossa animali e strumenti in pietra, reperti che attestano la vita dell’insediamento a partire dall’età del bronzo medio fino a quella tarda. Di proprietà privata sono inoltre un falcetto in bronzo, un pugnale in bronzo, una lama in selce per falcetto, ecc. raccolti a fine ottocento nel corso dei lavori per la costruzione dell’attuale dimora-castello e conservati dallo stesso Bonoris.
Paolo Chiarini - pubblicato