Dal Nordeuropa all'Italia, da una struttura nomade all'insediamento stanziale, da una società fondata su pastorizia e guerra ad una cultura attenta al territorio e alla sua amministrazione, dalla fede ariana all'adesione al cristianesimo. La parabola dei Longobardi che si compì tra il VI e l'VIII secolo fu una vera rivoluzione che ebbe in Italia la propria culla. La popolazione «barbara» trovò nella cultura classica di matrice latina e nella religione cristiana un fertile terreno di radìcarnento, che a sua volta rinnovò trasformando arte e culto in efficaci mezzi di governo del territorio, su cui i Franchi innestarono solo successivamente il loro impero.
Il riconoscimento da parte dell'Unesco dei Siti longobardi in Italia come «centri di potere» - assieme a Brescia altre sei località che elenchiamo nella pagina accanto - non è che la conclusione di un percorso di studio e riscoperta di una civiltà, che dal 1996 (con la mostra «I Longobardi» a Cividale del Friuli) ad oggi, passando per la grande esposizione dedicata al «Futuro dei Longobardi» allestita nel 2000 nella nostra città, ha portato alla ribalta un importante tassello della storia non solo italiana ma complessivamente europea.
La vicenda longobarda prende le mosse nella seconda metà del VI secolo quando re Alboino dalla Pannonia vailica le Alpi, occupa il Friuli, la Tuscia e il Ducato di Spoleto e Benevento. Tra il VI e il VII secolo con Autari e Agilulfo si rafforza la presenza longobarda in Italia, minacciando addirittura Roma. Nell'VIII secolo il conflitto si allarga all'Esarcato bizantino di Ravenna, espugnato da Astolfo nel 750-51. Entrano in gioco i Franchi, chiamati in Italia dal Papa per controbilanciare un potere ormai eccessivo: Carlo Magno sconfigge i Longobardi nel 774, e nell'800 fonderà il proprio impero, da cui resteranno esclusi i ducati longobardi dell'Italia del Sud.
La città di Brescia è tra le protagoniste di questo momento storico. Paolo Diacono, lo storico dei Longobardi, racconta che nel Bresciano viveva un gran numero di nobili, e all'interno delle mura della città si installarono le nuove sedi del potere: ad occidente, tra le attuali piazza Duomo e piazza Vittoria, l'episcopio e il palazzo ducale; sul lato opposto della città, nell'area che sarà poi occupata dal monastero di S. Salvatore, la sede del rappresentante del re.
Nel suburbio, nel territorio di pianura tra Leno e Calvisano e nel castello di Sirmione erano invece concentrati gli insediamenti dei guerrieri e dei nobili, a controllo dei siti strategici e delle risorse economiche.
L'importanza dell'aristocrazia bresciana fin dalla prima meta del VII secolo è testimoniata dall'ascesa al trono del duca Rotari, che nel 643 promulgò l'Editto che da lui prende il nome, prima raccolta di leggi scritte longobarde. Soprattutto con Desiderio, bresciano di nascita o di adozione, la città giocò un ruolo politico di grande rilievo. Duca attorno alla meta del VIII secolo, sposo della nobile bresciana Ansa, venne eletto re nel 758. Uomo nuovo, malvisto dai gruppi aristocratici che avevano espresso la maggior parte dei re precedenti, fece di Brescia la base del suo contrastato potere.
Trasformò infatti il monastero di S. Salvatore, da lui fondato quando era ancora duca, nel principale centro economico e politico del regno.
Affidato alle cure della figlia Anselperga, nominata badessa, e sottratto grazie al privilegio ottenuto dal Papa Paolo I, alla giurisdizione del vescovo bresciano, fu beneficiato da un gran numero di donazioni provenienti dai beni fiscali ducali e regi, divenendo una vera «cassaforte» di famiglia. I nuovi edifici innalzati «dalla fondamenta» da Desiderio e dalla moglie Ansa comprendono tre chiostri e la chiesa di s. Salvatore, ancor oggi conservata.
Nella cripta vennero deposte le reliquie di santi romani ottenute dal papa e quelle di s. Giulia che la regina Ansa aveva fatto trasferire dall'isola toscana di Gorgona. Il culto della santa ebbe tale rilievo che il monastero ne assunse più tardi il titolo.
Ermengarda, figlia di Desiderio e Ansa, fu data in sposa a Carlo Magno, per suggellare un patto che da li a poco sarebbe stato sconfessato dal re franco. Il ripudio di Ermengarda, cantato daAlessandro Manzoni, segnò la rottura dell'alleanza, il declino dei Longobardi, e aprì una nuova pagina di storia europea.
(gio. ca).
SITI DI PRESTIGIO
Sono 923 i siti in cui si specchia l'umanità
Con l'inserimento dei siti longobardi italiani nel Patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, anche la nostra città entra a far parte dei luoghi considerati più rappresentativi di precisi momenti e civiltà della storia. La lista Unesco comprende 923 siti, di cui 712 di rilevanza culturale, 183 naturale e 28 misti, dislocati in 152 nazioni.
Con 46 località l'Italia è il Paese che detiene la maggioranza del patrimonio culturale del mondo. Nel patrimonio Unesco c'è un altro tesoro bresciano: si tratta dell'Arte rupestre della Valle Camonica, inserita nella lista nel 1979.
SAN SALVATORE, PRECURSORE DELLA RINASCITA CAROLINGIA
I recenti studi confermano la datazione all'VIII secolo di quello che fu un mausoleo regio
Una basilica di San Salvatore sempre più longobarda. La conferma all'ipotesi di datazione all'VIII secolo – e non alla dominazione carolingia - dell' antica chiesa nel complesso di Santa Giulia, emerge dai più recenti studi sull'edificio, condotti in particolare dall'archeologo Gian Pietro Brogiolo e dagli storici dell'arte Vincenzo Gheroldi e Monica Ibsen, pubblicati nei mesi scorsi.
La datazione agli anni di re Desiderio e della regina Ansa smonta quindi l'ipotesi che la chiesa sia stata costruita in epoca carolingia sopra un edificio longobardo di cui resterebbero solamente parte della cripta e l'arcosolio della regina Ansa: San Salvatore - lo dimostrerebbero accurate analisi stratigrafiche - è una struttura unitaria e anche la decorazione murale - pittorica e a stucco - e le parti scolpite - colonne e capitelli - appartengono ad un unicum concepito e realizzato in uno stesso giro d'anni.
La decorazione risponde ad un preciso programma iconografico di recupero dell' antico: colonne e capitelli rilavorati in stucco ad imitazione dello stile classico erano considerati più pregiati dei pezzi originali tardo antichi, in una concezione <> dell'arte che i Longobardi - questa l'ipotesi suggestiva - fecero propria ben prima della rinascita carolingia.
La realizzazione della tomba ad arcosolio della regina Ansa - la cui esistenza pare accertata a partire dalla testimonianza delle fonti - e di tre tombe alla cappuccina nella navata centrale fin dalla fondazione dell' edificio, lo caratterizzerebbe come «mausoleo regio», nel quale la presenza di importanti reliquie contribuiva ad attestarne la sacralità.
Le ricerche avviate nei mesi scorsi proseguiranno con una comparazione tra San Salvatore e tempietto longobardo di Cividale, individuato come precedente da collocare al tempo del ducato di Astolfo, nel quale tornano le stesse tecniche e maestranze.
(gc)
CIVIDALE,CASTELSEPRIO, SPOLETO
Tra le Sante in stucco, il «castrum» e il tempietto
Tra i siti longobardi entrati nel patrimonio Unesco c'è il Tempietto di Cividale del Friuli, decorato con rilievi in stucco che raffigurano una processione di Sante; fu realizzato nell'VIII secolo, probabilmente su commissione del re Astolfo (749-756).
A Castelseprio-Torba, il «castrum» inserito nel sistema fortificato di età tardoromana, venne riutilizzato come luogo di difesa dai Longobardi che ristrutturarono nel VII secolo la basilica di San Giovanni Evangelista e il battistero. Santa Maria Foris Portas conserva affreschi altomedievali con scene dell'infanzia di Cristo.
A Spoleto, la basilica di San Salvatore presenta l'accostamento di frammenti di architetture antiche ed elementi decorativi scolpiti dai lapicidi medievali ad emulazione dei pezzi classici. Nell'interno resta la ricca trabeazìone con fregio dorico su colonne dorìche e corinzie.
CAMPELLO, BENEVENTO, GARGANO
Classìcìtà, geometria e un santuario per i pellegrini
I siti longobardi in Italia comprendono anche il tempietto di Campello sul Clitunno, sacello in forma di tempio corinzio con due portichetti laterali e facciata caratterizzata da colonne coperte di foglie. L'architrave riporta un'invocazione a Dio, uno dei rarissimi esempi di epigrafia monumentale del primo Medioevo.
A Benevento la chiesa di S. Sofia fu costruita intorno al 760 come cappella personale e santuario nazionale dal duca Arechi II. A pianta centrale, è scandita da colonne e pilastri disposti a formare un esagono e un decagono concentrico; le colonne impiegano capitelli classici usati rovesciati anche per le basi.
Sul Gargano, Monte Sant'Angelo dal VII secolo divenne santuario nazionale dei Longobardi e il più importante luogo di culto di S. Michele, sulla Via Sacra Langobardorum che portava i pellegrini agli imbarchi per la Terra Santa.
IL PERCORSO
Da «rete» turistica a patrimonio culturale
Da rete di promozione turistica a cordata in grado di scalare le vette del patrimonio culturale dell'umanità. Il percorso compiuto dai siti longobardi d'Italia fino all'ingresso nella lista dell'Unesco, si è allargato e rafforzato nel corso degli anni, coinvolgendo oggi cinque regioni italiane, sei province, otto amministrazioni comunali e innumerevoli enti e associazioni disseminate sul territorio. Proprio il modello di «rete» è stato uno dei punti di forza della candidatura. Non solo perché effettivamente riproduce, ai giorni nostri, la struttura amministrativa longobarda lungo la penisola attraverso una ramificazione di «centri di potere», come recita il titolo proposto per la candidatura. Ma anche perché dal 2002, per l'ingresso nella lista è necessario presentare un vero e proprio Piano di gestione in cui esporre i dettagli dello sviluppo socio-economico del progetto. L'Unesco calcola infatti che l'inserimento di un sito nel proprio patrimonio equivalga ad una campagna promozionale del valore di una decina di milioni di dollari, e questa promozione deve avere una calcolata ricaduta sul territorio. La storia della candidatura dei siti longobardi all'Unesco prende il via in Friuli nel 1996 - si legge sul sito istituzionale del progetto << Italia Langobardorum>> - quando il ministero dei beni culturali fece propria la richiesta avanzata dal comune di Cividale che proponeva di inserire nella prestigiosa lista il proprio centro storico e il tempietto longobardo. Nel frattempo - era il 2000 - a Brescia dopo l'apertura al pubblico del recuperato monastero di San Salvatore e Santa Giulia come Museo della Città, si inaugurava la mostra «il futuro dei Longobardi ». Nel 2003 i due forum del turismo sociale di Brescia e di Cividale iniziarono a lavorare insieme sul progetto di una comune promozione turistica dei territori a partire dalle radici e dalle testimonianze Longobarde, dando vita nel 2005 all’<< Associazione Longobardia >>. Nel 2006 vengono avviati i primi lavori per la predisposizione di una comune candidatura ai patrimonio dell'Unesco, inizialmente circoscritta ai centri del Nord Italia (Brescia, Civìdale, Castelseprio), poi allargata a Spoleto, Campello al Clitunno, Benevento e Monte Sant'Angelo. Nel 2008 la candidatura è presentata ufficialmente a Parigi, e prende il via l'iter di approvazione. Nel 2009 lo stop dell'Icomos, l'organismo tecnico dell'Unesco che valuta le candidature, con il suggerimento di «allargare» l'impegno alla valorizzazione del territorio: per Brescia significa l'ingresso nel progetto di tutta l'area tra S. Giulia e il Capitolium. Lo scorso anno la ripartenza con progetto ampliato. Sabato l'atteso verdetto.
IL SINDACO: Adriano Paroli
«Un risultato meritato che vale per Brescia 22 milioni di euro»
Un«grande risultato,esito di un lavoro approfondito che è riuscito a consegnare alla città l'opportunità che da tempo aspettava e che merita». All'indomani dalla conferma ufficiale del riconoscimento di Santa Giulia come Patrimonio Mondiale dell'Umanità, il sindaco Adriano Paroli entra nelle pieghe di quattro anni di attesa, rimarcando «un successo che è riuscito a diventare realtà solo grazie al grande impegno che Assessorato alla cultura da un lato e Fondazione Cab e Brescia Musei dall' altro, insieme, sono riuscite amettere in campo».
E se quattro anni di attesa - la prima candidatura era stata presentata dall'ex sindaco, on. Paolo Corsini - hanno portato al risultato sperato, il vero lavoro inizia ora. «Nel 2009 il progetto, così come formulato, andava approfondito - ricorda il sindaco - Questa Amministrazione, nonostante le difficoltà di bilancio, ha scelto dunque di rivisitarlo e di ampliarlo, con il prezioso contributo della Fondazione e, in particolare del presidente e del segretario, Alberto Folonari e Agostino Mantovani», Di qui, l'ampliamento del dossier al teatro romano e al Capitolium, che sono rientrati a pieno titolo nel sito di interesse. Un'operazione e una progettualìtà, queste, che si traducono con un impegno che si aggira attorno ai 22 milioni di euro. Fondi che - grazie alla
promozione della pratica - potranno arrivare da Stato e Regione: per questo «nei prossimi anni Comune, Fondazione e Brescia Musei dovranno programmare e definire nel dettaglio il recupero del sito» (maggiori dettagli circa il progetto presentato all' attenzione dell'Unesco saranno forniti nell'incontro con la stampa in programma per oggi, ove pure interverranno i rappresentanti della Fondazione - ndr).
<< Su questo risultato si costruisce un pezzo del futuro della città - prosegue il primo cittadino -. Per questo devo ringraziare anche i ministri Frattini e Bondi, ma anche Mantica e Galan». Quindi, il riconoscimento al suo predecessore: «Pur avendo formulato una proposta non completa, non posso non riconoscere all'Amministrazione precedente il merito di avere avviato
l'iter. Un iter - ricorda e sottolinea a più riprese Paroli - che questa Giunta ha dovuto incalzare, rivisitando in toto un progetto importante e che richiede un impegno economico corposo.
Impegno che, insieme agli attori sinora protagonisti della sfida, continueremo a perseguire, perché questa maggioranza continua a puntare sulla cultura come sviluppo e come valore da coltivare».
(n. f. )
L'ORGOGLIO DEI BRESCIANI, «ma ora si sfrutti l'occasione»
I visitatori di Santa Giulia chiedono che si lavori a promozione e a nuovi restauri
Ingresso gratuito in Santa Giulia, ieri - ultimo giorno di visita anche per la mostra «Matisse» - per festeggiare la promozione dell'antico monastero tra i siti del patrimonio Unesco. E tra chi ha approfittato dell'offerta abbiamo registrato i primi commenti.
«Ho appreso la notizia al tg diTeletutto delle 12.30 e subito ho deciso di visitare nuovamente il nostro Museo - ha dichiarato Marina, entrando in Santa Giulia a metà pomeriggio -. La notizia non può non emozionare, è un riconoscimento importante e direi legittimo, che va a mio parere sfruttato dall'Amministrazione. Altri concittadini hanno sottolineato di aver già da tempo compreso il valore del complesso museale e monastico della città' ma tale riconoscimento deve però aumentare anche la visibilità della città».
«In effetti, molto spesso coloro che in questi anni hanno visitato le grandi mostre non si sono resi conto pienamente di trovarsi in un Museo-patrimonio, che racconta ben 3mila anni di Storia» ha messo in luce Sara Quadri, insegnante di arte. «Credo comunque che per Santa Giulia sia urgente un intervento di restauro o consolidamento del complesso, cosa che, certamente, potrebbe avvenire con i fondi che l'Unesco, a questo punto, stanzierà», ha aggiunto Sara.
«La notizia mi ha colpito - ha affermato Adriano, libero professionista, in visita al museo con la moglie Livia -. Speriamo che
le sovvenzioni siano impiegate con criterio, anche perché Brescia deve giovarne. La nostra città ha tante bellezze, come e più
di Verona, eppure la differenza che si riscontra nell'appeal è madornale».
«Il riconoscimento conferito è senz'altro un fatto prestigioso - ha infine dichiarato Mauro, avvocato a Brescia -. Ciò dovrebbe
indurre inprirmis i bresciani, giovani e meno giovani, a visitare di nuovo o per la prima volta questo tesoro».
(a. stop.)