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Montichiari: i tesori della Pieve di San Pancrazio


CONCLUSA L'INDAGINE ARCHEOLOGICA SULL'AREA CIMITERIAlE DI EPOCA BASSO MEDIEVALE NELLA BASSA BRESCIANA

MONTICHIARI - Si è conclusa nelle scorse settimane l'indagine archeologica sull'area cimiteriale di epoca basso medievale attigua alla pieve romanica di S. Pancrazio.
Già nel 1987, durante alcuni sondaggi compiuti sul lato sud della pieve, entro la cinta muraria, erano venute alla luce alcune tombe dalla copertura alquanto curiosa: come lastre tombali erano state utilizzate antiche mole da macina usurate  in  granitello viola.
Per questi motivi il Gruppo Archeologico monteclarense, di concerto con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia (nucleo operativo di Brescia) ha Proceduto allo scavo sistematico dell'area al centro della quale è posto il pozzo cisterna dove venivano convogliate le acque piovane raccolte dai tetti della pieve.   I lavori, diretti dal dott. Breda, della Soprintendenza, sono iniziati alla fine dello scorso mese di agosto.
È venuta così gradualmente alla luce una vasta area sepolcrale costituita da 21 tombe, di cui 19 in muratura e 2 in terra.   C'è da supporre che fuori della cinta muraria, tutto intorno alla pieve, ci siano altre tombe, secondo la consuetudine propria dei secoli scorsi di far riposare i morti a fianco delle chiese.
Le tombe portate alla luce hanno fatture diverse: alcune sono completamente in medolo, altre in ciotoli e medolo, altre ancora solo in ciotoli.   Tutte presentano l'orientamento tipico di quest'epoca da est a ovest, con il morto che guarda verso est.
Singolari - come si notava - sono le coperture realizzate accostando macine in granitello viola della Valcamonica, utilizzate prima per la produzione della farina e poi, una volta rotte o consunte, destinate ad altro impiego.   Di queste macine ne sono state contate almeno una ventina, tutte con un diametro mediamente vicino al metro. Altre tombe con coperture analoghe erano state scoperte anni fa nella nostra provincia a Roccafranca e Gardone Valtrompia.
L'epoca di costruzione delle tombe, che si presentano completamente prive di corredo funerario, è più precisamente collocabile tra l'inizio del XII e la fine del XIII secolo.   Dall'indagine archeologica viene anche confermato l'uso in voga nel basso medioevo di seppellire nella stessa tomba più morti, magari a distanza di tempo l'uno dall'altro e non necessariamente appartenenti alla stessa famiglia. In una tomba sono stati contati i resti mortali di almeno sei persone.   Nell'area indagata le tombe appaiono disposte con una sistemazione ragionata e non casuale, su sei gradinate successive con un dislivello totale di circa tre metri e mezzo.
Probabilmente questa fu la necropoli della comunità monteclarense fino al XIII secolo quando la pieve vide diminuire la sua posizione di importanza religiosa e civile.   Il diverso utilizzo successivo dell'area cimiteriale sta ad indicare appunto un abbandono della sua formazione originaria.   È infatti stato rilevato un muro di contenimento che si stacca perpendicolarmente dal lato sud della pieve e taglia trasversalmente l’area cimiteriale soprapponendosi ad alcune tombe.
Inoltre si possono vedere ancora le fondamenta della casa dell'eremita o custode della pieve costruita dopo e demolita negli Anni '60 di cui ci restano alcune fotografie.   Per costruire questo edificio furono a suo tempo svuotate alcune tombe e riempite parzialmente con terra per creare le fondamenta.   Adesso ultimata l'indagine archeologica, iI progetto di sistemazione dell'area elaborato dal Comitato per iI restauro della pieve prevede il ripristino del livello di calpestio originario. Quindi nei prossimi mesi il Comitato provvederà a far “riseppellire” tutta l'area cimiteriale sondata. Il Gruppo Archeologico ha comunque preparato la documentazione grafica di tutto quanto è stato ritrovato, aggiungendo così un' altro tassello alla mappa archeologica del territorio monteclarense, che lentamente comincia a prender forma.   Per completare l'indagine sono, stati impegnati 12 volontari del Gruppo operativo per 16 fine settimana.
Intanto il Gruppo, che dallo scorso anno opera con il patrocinio dell' Assessorato provinciale alla cultura, si sta già attrezzando per altre ricerche di superficie da effettuare nei prossimi mesi su alcuni siti archeologici già individuati.   In questo modo si potrà meglio conoscerne l'estensione e dare una datazione più precisa. Si tratta spesso di siti a rischio perché , essendo terreni agricoli, sono facilmente intaccati dalle operazioni di aratura che alla lunga possono danneggiare quanto resta nel sottosuolo del nostro passato più lontano.   Il Gruppo Archeologico. presterà particolare attenzione alle testimonianze di epoca romana e longobarda già rilevate nel territorio monteclarense nel corso del 1989.
Nei prossimi mesi verrà allestita anche una mostra fotografica per documentare l'attività del Gruppo dall'inizio sino ad oggi.

Piergiorgio Chiarini


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