Il monumento funebre studiato dal Gam e la gens Poblilia
Confini e vita dell'età romana
MONTICHIARI - La Verona latina, quella dell' Arena, quella catulliana ricca di palazzi e di terme, estese la sua provincia fino a Montichiari? Il ritrovamento del monumento che Lucius Gnatius Germanus dedicò a se stesso, ben prima che Caronte gli apprestasse il solido legno per la traversata dei fiumi infernali, riapre la discussione sui confini territoriali in età romana, a sud est del Bresciano.
Tanto s'è scritto, nel passato, dei termini. Compresa l'ipotesi avanzata da Leon Hernann che, pur incardinando il villaggio di Andes, luogo natale di Virgilio, a ridosso di Mantova, attribuì al poeta poderi monteclarensi. Errore storico? La centuriazione bresciana non avrebbe consentito la deduzione di terreni alla colonia, da distribuire ad elementi estranei - come sarebbe avvenuto in provincia di Mantova - ma sarebbe avvenuta all'interno dell'etnia gallica che popolava la città e la campagna. Quindi niente Virgilio, che amaramente pianse con le lacrime dei contadini il peso insopportabile dell'esproprio. Le sue terre stavano più in là. Ma torniamo al nostro Lucius, un personaggio che si suppone di tutto rilievo, fosse solo per l'imponente tentativo di garantirsi l'immortalità con un blocco elegante di centoventi quintali e di tre metri d'altezza. Con sincopato modo di rappresentarsi in epigrafe, il monteclarense dichiarò con certezza l'appartenenza alla tribù Poblilia gruppo dominante nella città dell'Adige. E il giorno in cui invitò lo scalpellino a trasferire nomi, cifre ed abbreviazioni sul blocco di Botticino, in una prova generale della morte, ritenne importante che quell'indicazione rispetto alla tribù non cadesse. Stessa volontà in una lapide trovata in passato a Montichiari, dedicata a Marco Emilio, anch'esso appartenente allo stesso ceppo veronese.
Ma al di là del gioco del confine - che da queste parti, nella bassa bresciana, tra Montichiari e Calvisano risulta un piacevolissimo esercizio di retorica applicata alla storia - resta l'interessante ritrovamento avvenuto nell'area della Comazoo, scavo che spingerà gli archeologi del Gam ad investigare ulteriormente il sito, con la finalità di stabilire se su quell'area insistessero le lapidi, le pietre e i cocci di un cimitero latino. E poichè i campi consacrati venivano scavati a lato delle strade, i ricercatori avanzano già qualche ipotesi sulla possibilità di individuare la vecchia arteria in coincidenza col percorso della roggia santa Giovanna.
Ma come si presentava Montichiari all'epoca di Lucius Gnatius Germanus? La risposta viene direttamente dall'individuazione di alcune ville agricole e dalla testimonianza tarda, ma inequivocabilmente informata, di uno storico del tardo Cinquecento. Costui annotava che «li habitanti ne' scaduti secoli erano sparsi in diverse villette» situate sui minuscoli dossi che si perdevano sul ciglione del Chiese. Le ville, nella parte padronale, erano dotate d'impianto di riscaldamento - il pavimento innalzato dai cerchi ceramici delle suspensurae permetteva di far correre nell'intercapedine il flusso di fumo caldo prodotto nel focolare dell'ipocausti e l'acqua corrente, con tutta probabilità, doveva essere ricavata da piccole prese collocate più a nord nel Chiese.
M. Bernardelli Curuz