Di Marzia Borzi
(bmz) L'archeologia monteclarense e il PAST, Palazzo dell' Archeologia e Storia del Territorio, fonti inesauribili dì meraviglie,riservano sempre nuove sorprese per ricostruire la vera storia dì Montichiari. Tra le eccezionalità che si possono approfondire grazie al Gruppo Archeologico locale, capitanato da Paolo Chiarini in collaborazione con la Sovrintendenza bresciana, vi sono due tombe coniugali di grande fascino, similari sotto certi aspetti, seppur di epoche diverse, che raccontano la pratica antica della sepoltura doppia per quei mariti e quelle mogli che desideravano restare uniti anche nell' eternità. Della prima tomba è rimasto il monumento funebre, reimpiegato alla base di una colonna nella Pieve dì San Pancrazio, la terza a destra all'interno della basilica. Si Tratta di un concio con due busti emerso durante i restauri del 1965 e reso visibile ricavando un'opportuna incassatura tutta intorno. Costruito in marmo di Botticino presenta le stesse scanalature che si possono notare anche alle basi delle altre colonne del lato est. Dall' osservazione del tutto si può con certezza affermare che gli zoccoli facessero parte di un unico monumento sepolcrale romano che doveva essere alto almeno due metri e la cui ricostruzione si trova oggi conservata proprio all'interno del palazzo dell’archeologia monteclarense. Si tratta della tomba di due coniugi: il volto maschile è ormai scomparso ma quello femminile è ben conservato e si può analizzarne la elegante pettinatura che può aiutare nella datazione: sicuramente la metà del I secolo d.C. Anche la lavorazione delle vesti aiuta a ricostruire l'identikit di questi due antichi monteclarensi: parrebbe una stoffa con trattamento trito caratteristica della provincia e che permette di affermare che fossero esponenti di quella «borghesia provinciale» che viveva nelle ville monteclarensi, sicuramente benestanti ma non ricchi come la nobiltà cittadina. Se si potessero riprendere gli scavi ai piedi delle colonne molto probabilmente si scoprirebbe anche l’epigrafe dedicatoria con i nomi della coppia. L'antica collocazione della tomba familiare non è nota, forse si trovava in una necropoli romana nei dintorni della pieve i cui resti marmorei,come spesso accadeva nell’età tardoantica, vennero poi reimpiegati nella costruzione dei nuovi edifici a causa della difficoltà di reperire altre materie prime. Il gruppo archeologico dai dati di scavo, eseguiti nel 1965 da Mario Mirabella Roberti, ha ricostruito in modo tridimensionale il monumento originario, ricostruzione suggestiva che si può ammirare all'interno del PAST. La seconda tomba doppia, in lastre di botticino di epoca romana ( IV sec. d.C.), anche questa più che probabile sepoltura di una coppia, ritrovata nel 1969 insieme ad altre quattro sepolture, è stata rinvenuta, invece, nel corso dello scavo delle fondazioni della casa dì Riccardo Faccio in via tenente Pastelli in Borgosotto. All'interno oltre ai resti scheletrici, nella più grande, sono state recuperate due bottiglie globulari in vetro a collo svasato che ora si trovano nei magazzini della Soprintendenza. La sepoltura doppia fu subito immagazzinata nei sotterranei della pieve dì San Pancrazio dove nel 2004 il Gam è intervenuto per catalogarne i pezzi componenti in vista di una possibile ricostruzione a fini museali.